Siamo agli inizi degli Anni Cinquanta e Ida, la protagonista di questo romanzo di Luca Brunoni intitolato Silenzi, appena uscito con Gabriele Capelli Editore, deve trasferirsi dalla città in cui vive in un piccolo villaggio di montagna. La madre, infatti, è venuta a mancare e il patrigno non è più intenzionato a tenerla con sé. Ida, sapendo di essere nata per errore, ha fatto di tutto per essere “una cosa buona”, ma la sua ferma volontà nel cercare di far funzionare le cose nulla ha potuto al cospetto di un destino infausto che ha deciso di farla rimanere orfana per poi essere data in affido a una coppia di severi contadini che vivono in una piccola fattoria nelle montagne svizzere. Attraverso il personaggio di Ida l’autore riesce perfettamente a raccontarci una storia di bambini che provano paura perché se rifiutano di obbedire agli ordini, verranno spediti in qualche istituto dove le condizioni di vita potrebbero essere anche peggiori di quelle che sono tenuti a sopportare nei villaggi di montagna, svolgendo duri lavori niente affatto adatti al loro delicato corpo. Così tacciono e sopportano in silenzio ogni genere di umiliazione, anzi le nascondono, per timore di una punizione più grave che potrebbe abbattersi sulle loro fragili esistenze.
Silenzi è un romanzo che colpisce come una pugnalata, riuscendo a fornire – pur senza averne le pretese, così come lo stesso autore sottolinea nei ringraziamenti finali del libro – uno spaccato della dimensione sociale dei villaggi di montagna svizzeri nel corso degli anni Cinquanta, con riferimento particolare al tema degli affidi. E questo attraverso le vicende di una storia inventata che non pretende certo di fornire una descrizione accurata né del contesto in cui si svolge né del fenomeno degli affidi, ma che tuttavia apre una finestra di riflessione su un tema dibattuto e importante facente parte della storia sociale svizzera.
Tornando alla trama del romanzo, il personaggio di Ida è intenso e commovente: Ida che ha soltanto tredici anni anche se ha il corpo già formato di una ragazza, e che in realtà non è nient’altro che una bambina indifesa che si trova a fare i conti con la durezza dei contadini presso la cui casa vive e lavora, senza poter contare su nessun altro all’infuori di sé. Unica consolazione e spiraglio di felicità sarà per lei l’amicizia clandestina con Noah, un coetaneo irrequieto che la contagerà con il proprio sogno di andarsene lontano da quel luogo sperduto, per cambiare vita. I due programmeranno di fuggire insieme, ma una serie di eventi improvvisi complicherà i piani, costringendo Ida a fare i conti con il segreto lacerante che porta con sé e anche con quelli dell’intero villaggio.
Questo di Brunoni è un libro in cui vi sono silenzi talmente grandi da divenire assordanti, cui si accompagnano quelli più lievi legati al ritmo frenetico dei lavori in fattoria. Poi vi sono silenzi profondi che denotano assenze, e questi stringono il cuore e bagnano gli occhi di Ida, nel buio della notte. Questo è anche un libro di solitudini che sembra di poterle toccare, tanto sono reali, intorno a corpi poco più che bambini ma già così avvezzi alla fatica e al dolore che loro malgrado si trovano ad affrontare per sé stessi. Non è bene parlare né fidarsi, infatti, nel piccolo villaggio narrato che nasconde segreti, soprattutto non è bene credere a quello che nel villaggio si dice. O si tace. Silenzi infine è un libro in cui si avverte forte, a tratti, la paura che, serpeggiando anche lei silenziosa lungo le pagine, improvvisa emerge per gridare a gran voce insieme a Ida, nella speranza di farsi ascoltare.
Brunoni con questo romanzo riesce a toccare le corde del cuore e lo fa con un linguaggio diretto e autentico attraverso la voce appassionata dei protagonisti: una voce capace di abbattere il muro di silenzio dietro cui sono costretti, per divenire suono che si propaga, ancora e ancora, restituendoci un’immagine intensa e viva delle umane vicende narrate.
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In una giornata limpida come quella di oggi, dalla fattoria Feld si possono vedere le case estendersi lungo il falsopiano sino al punto in cui la montagna precipita verso la valle. Mi godo il panorama, i ghirigori delle nuvole nel cielo azzurro. Poi noto il ragazzo seduto nel prato. È il più giovane dei fratelli Feld, il biondo, quello che occupa sempre il posto a sinistra del padre in chiesa. Deve avere pressappoco la mia età e ha una faccia simpatica, di quelle che ti rubano un sorriso ogni volta che la guardi. Impugna una fionda e mira verso un secchio appeso a un albero: un bersaglio distante, difficile da colpire. Ma appena molla l’elastico, un rumore metallico risuona nell’aria. Il secchio fa due giri attorno al ramo.
Mi avvicino e domando: «Riesci a rifarlo?»
Lui carica, lascia partire e manca il bersaglio di un soffio. «A quanto pare no.» Mi porge la fionda. «Vuoi provare tu?»
Penso a come reagirebbe Arthur se uscisse e mi trovasse con quell’aggeggio in mano. «Magari un’altra volta.»
«Sei la ragazza nuova, giusto? Alla fattoria Hauser.» «Mi chiamo Ida.» «Io sono Noah. Vieni dalla città?» «Sì.»
Noah proietta lo sguardo lontano e socchiude gli occhi, come se cercasse di viaggiare fin lì col pensiero. «Dev’essere tutta un’altra vita.»
«È diverso.» «Migliore?» «Se sei povero la vita è dura dappertutto.»
Noah raccoglie un sassolino e lascia partire un nuovo colpo. Il secchiello compie due giri, poi un terzo. «Diverso è più che abbastanza.»
«Tuo papà è un uomo importante qui, o sbaglio?»
«Dipende cosa intendi. È il sindaco, e si occupa dei rapporti con il comune. Per la gente del posto, poi, è una specie di consigliere. Vengono da lui a chiedere suggerimenti. Se capita una bega, cerca di risolverla. Cose del genere.»
«Devono avere una gran fiducia in lui.»
«In lui e nel suo cognome. È cominciato col mio trisnonno e ormai è una tradizione. Le persone vanno dal pastore per le questioni di fede, per gli affari di famiglia, ma per le cose pratiche bussano dal sindaco.»
«Quindi verranno a chiedere consigli a te, un giorno?»
Noah ride. «Stai parlando col fratello sbagliato. Reto è il maggiore, il privilegio spetta a lui. Tanto meglio: una catena in meno che mi tiene legato qui.»
«Cosa vuoi dire?»
«Che me ne andrò presto. Ora è complicato, perché Reto deve aiutare il falegname. Non so se lo sai, ma Emil Reus, il figlio del falegname, qualche mese fa è sparito dal villaggio.»
«Ne ho sentito parlare. Greta Hauser dice che è un mascalzone, che ha lasciato da sola la moglie e la figlia piccola.»
«Sia quel che sia, siccome mio padre è molto amico del falegname, gli ha prestato Reto per un po’. Rimaniamo io e il babbo per fare il formaggio, e non posso lasciarlo da solo. Ma appena torna tutto alla normalità levo le tende. Nessuno vuole credermi, ma lo farò. Ci crederanno quando sarò lontano.»
Di nuovo osserva l’orizzonte, il cielo che cambia colore lungo il profilo delle montagne. «E tu? Come mai sei finita quassù in affido?»
«La mia mamma… è morta da poco. Il patrigno non mi voleva più e mi ha data allo Stato.»
«Mi dispiace» dice lui. «Anch’io ho perso la mamma. Però non è la stessa cosa, è successo tanto tempo fa. Tutto quello che so di lei me lo ha raccontato il babbo.»
Estratto da Silenzi di Luca Brunoni, Gabriele Capelli Editore, 2019, pp. 199, euro 18,00.
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Luca Brunoni è nato a Lugano nel 1982. Laureato in diritto e letteratura, lavora come professore in una scuola universitaria. Silenzi è il suo secondo romanzo. www.lucabrunoni.com
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