A un uomo, lettore forte e assai erudito, venne chiesto di dire quali libri avesse ritenuto i migliori dell’anno, e lui dopo averci pensato molto deliberò: – Romeo e Giulietta di Shakespeare, Lo straniero di Camus e Bartleby lo scrivano di Melville.
La gente pensò: “Bene bene, l’uomo ha fatto una scelta inconsueta e forse anche un po’ snob privilegiando i classici alle novità”. L’anno seguente si tornò dallo stesso uomo, che era davvero lettore onnivoro e instancabile, e ancora l’uomo premiò Shakespeare, Camus e Melville. Alcuni si irritarono che l’uomo avesse citato gli stessi autori con le stesse opere (un’aggravante, altroché), ma la maggior parte prese quella stravaganza come un segno di carattere e indipendenza nell’atto del giudizio. Il terzo anno l’uomo però ripeté ancora gli stessi nomi e più di un gruppo di lettura e giornale e perfino scrittore se la prese a male, sostenendo che quei nomi sempre uguali danneggiassero il mercato e perfino la bibliodiversità.
Il noto critico Angus si prese addirittura il disturbo di fare una telefonata. – Ma le novità le legge?
– Le leggo sì,- rispose l’uomo, molto stupito di quell’accusa. -Proprio perché le leggo posso parlare ed esprimermi in modo corretto.
– Ma dovrebbe fare ogni anno nomi diversi, mandare avanti la letteratura!
– Mandare avanti la letteratura o certi editori amici suoi?
Il quarto anno l’uomo non cambiò idea ma ormai era conosciuto e stimato e chi aveva avuto l’idea iniziale di richiedere la sua opinione non poteva più tenerlo fuori dalla gran sarabanda dei pareri e delle classifiche di fine anno. L’uomo continuò di anno in anno a nominare sempre gli stessi, imperterrito e orgoglioso: Shakespeare, Camus e Melville. Chi lo chiamava ormai cominciava il discorso come per dissuaderlo.
– Anche quest’anno quei soliti tre o cambiamo?
L’uomo non faceva una piega: – Mi avete chiesto i migliori dell’anno sì o no? E allora i migliori sono quelli.
– Capisco, ma non vogliamo lasciare spazio ad altri nomi, dare una possibilità magari a qualche vivente?
L’uomo rimase irremovibile e allora il problema diventò serio perché anche se chiamavano e interpellavano mille altri esperti che indicavano mille altri libri di mille altri scrittori (o semplicemente i due tre nomi che quell’anno andavano detti per forza), la scelta sempre uguale e quasi maniacale dell’uomo restava lì, in bella mostra, e anzi risaltava ancora di più rispetto a quella perpetua mobilità, a quel fluire e sbiadire di mode e premi e best seller. Il mondo editoriale si organizzò in modo spontaneo contro quell’anomalia, si formò un gruppo capeggiato da compilatori di classifiche, giornalisti, editor e addetti stampa. Anche il noto critico Angus era del gruppo.
– Lo troveremo!- dicevano, sobillando altri addetti ai lavori a seguirli. Quando furono sotto la casa dell’uomo, con le fiaccole accese come per una macabra processione in difesa del “nuovo”, e coi forconi pronti a colpire, si spalancò una finestra. L’uomo si era affacciato, e faceva un gesto come per blandire tutta quella furia.
– Quest’anno ci sono dei grandi cambiamenti,- annunciò, mentre la folla cominciava ad applaudire. – Ho scelto Shakespeare, Melville e Camus. Perciò come vedete Melville è salito al secondo posto, mentre Camus è sceso al terzo.