In omaggio a Lucette Almanzor – morta serenamente all’età di 107 anni la scorsa settimana – ballerina e terza moglie di Louis-Ferdinand Céline, eterna custode della sua memoria e della sua opera letteraria, pubblichiamo questa intervista del 1998 per Un siécle de ecrivains:
Intervistatore: Quando avete conosciuto Céline?
Lucette Almansor: Tempo fa. Molto tempo fa. Ritornavo dall’America, avevo lasciato l’Opera Comica e mi allenavo con un grande istruttore dell’epoca, d’Alessandrie, e tutti i giorni dovevo fare quattro – cinque ore di esercizi. Lui era interessato alla danza, ed assisteva alle lezioni di d’Alessandrie. È lì che ha cominciato a parlarmi a poco a poco. Era alquanto “selvaggio”, ed allora, sono stata parecchio prima di accettare di parlargli. Ma alla fine mi è sembrato piuttosto naturale.
I: Siete stata sedotta dal suo carattere?
LA: Oh, era straordinario.
I: Come era?
LA: A prima vista era assente, era molto distante. Aveva qualcosa di misterioso.
I: A quell’epoca, era già conosciuto come scrittore?
LA: Aveva appena finito Morte a credito. Era molto stanco, molto del… Ogni volta che scriveva un libro, era spossato. Ci mise, credo, dieci anni per fare Morte a credito. Ci mise molto, molto, e ne sentiva la fatica. Allora per lui la danza era uno svago, era attratto soprattutto dal lavoro della danza classica, che è molto duro, ed aveva un’attrazione per i movimenti agili. I suoi passi erano aggraziati. Ed io… io ero molto impressionata dai movimenti e dall’espressione dei suoi occhi. Era triste, sognante.
I: E avete vissuto con lui per molto tempo?
LA: Dal momento che sono stata con lui, non l’avrei potuto lasciare. È stato senza dubbio nel 35, no 36, 35. Non l’avrei mai più lasciato.