“Gli sembrava di vivere all’interno di una catena di avvenimenti legati tra loro che determinavano la vita sua e di chi gli era vicino in un modo terribile da cui non si poteva scappare”.
Il libro di cui desidero scrivere oggi, narra la storia di numerose persone, coinvolte da quella di due di loro in particolare, una donna e un uomo, storie legate l’una all’altra, incastonate come gemme preziose l’una nell’altra, fatte di estrema libertà ma conseguenti, unite, salde.
L’uomo e la donna, protagonisti indiscussi del romanzo sono morti entrambe, e li incontriamo in un libro nel libro, in un intreccio continuo di fogli e parole.
Mi sono innamorato di questo romanzo prima ancora di averlo tra le mani, prima ancora di iniziare a leggerlo ed è successo guardando la foto in copertina, la foto di Wanda Dynowska. Un’immagine stupenda, una figura che incanta ed interroga. Provate a coprire con un dito, indifferentemente prima l’occhio destro e poi l’occhio sinistro: Wanda sembra dirvi due cose, entrambe un messaggio confortante, come questa intera storia, scritta da Maciej Bielawski e pubblicata da Fazi Editore.
Verona, anno 2013, un professore universitario, riceve una telefonata da una signora del posto, che gli chiede se può passare da lei per aiutarla a leggere un libro, scritto in polacco. Inizialmente titubante, e preoccupato di portarsi a casa un problema, il professore riflette. Ma non per molto. Fissa l’appuntamento, sale dalla signora e la sorpresa è straordinaria: una biblioteca favolosa si spalanca davanti ai suoi occhi, una miniera di libri, rimasta chiusa per anni, ma che ora è tempo di aprire e di leggere. Tutto inizia come pare ovvio da uno dei libri, anzi, da un taccuino pervenuto alla signora Doria, e scritto dal marito Sandro Torelli, già Michał Mroczkowski, morto da tempo. Perché la signora Doria riceve da un notaio, una busta contenente il taccuino, ben venticinque anni dopo la morte del marito? E una domanda che nasce spontanea al professore convocato nella biblioteca e al comune lettore. Il professore comprende subito di avere davanti a sé, già una mole di materiale enorme, che esce come lava incandescente dalle poche pagine di un taccuino, e compete dignitosamente con l’intera biblioteca in cui si trova, e a cui lo scritto che ha tra le mani rimanda frequentemente.
“…è vero che lei non era a conoscenza delle cose che stiamo leggendo?”
Pagina dopo pagina, il professore traduce alla signora un pezzo di vita del marito, a lei totalmente sconosciuto, vivendo anche momenti di curioso imbarazzo, e via via proseguendo, la signora Doria si trova tra le mani quella lava inaspettata, che la lascia a bocca aperta e silente. Appare fin da subito l’altra protagonista del romanzo, una donna che si rivela presto straordinaria, Wanda Dynowska, conosciuta anche come Umadevi o Tenzin Chodon, e che suo marito ritiene nientemeno che una sorta di salvatrice. Il libro è una continua graduale scalata, verso una cima rivelatrice. Si crea un po’ di tensione interrogativa, dietro ogni curva, nascosta da una roccia, girata l’ennesima pagina, c’è spesso una figura nuova, un personaggio che infonde nuova energia alla storia, la stessa forza che anima Umadevi e che Umadevi stessa distribuisce gratuitamente a chi incontra. Si accede a metà percorso ad una dimensione spirituale fondante, essenziale per cercare di comprendere l’ideale seconda parte del percorso, dimensione che attira seriamente l’attenzione di Sandro Torelli.
“Questo libro ha cambiato la mia vita, ma non nel modo in cui lei potrebbe pensare. Non l’ho mai letto e ora lo sto toccando per la prima volta”.
In realtà sono i libri, tutti, ad aver cambiato la vita di Sandro Torelli, e non solo la sua. Il suo racconto custodito dal taccuino, e svelato dall’autore di questo romanzo, Maciej Bielawski
, prosegue il suo svolgersi sviluppando una struttura che a me richiama la molecola del DNA, formata da due catene appaiate, avvolte attorno allo stesso asse così da formare una doppia elica: l’elica dei libri e l’elica di Umadevi e della sua aura di mistero? Di trascendenza? Di altrove?
Questa vicenda è incantevole, ti avvolge, ti interroga, ti stimola ad andare ancora più a fondo, ma nello stesso tempo conforta e rassicura, svelando l’animo stupendo di talune persone. E usa i libri per farlo: quale più grande bellezza, per noi lettori compulsivi?!
“Quando adesso, quasi alla sera della mia vita, siedo qui da solo, circondato da questi volumi, ho l’impressione di trovarmi sotto il cielo stellato del pensiero e mi sento in pace. Mi piacerebbe esprimerlo meglio, vorrei aggiungere almeno un mio libro a questa biblioteca, ma non sono né un vero pensatore né uno scrittore. Sono un lettore che sa che ogni vera lettura è anche una creazione della mente di chi legge e ogni vero lettore è come se scrivesse un libro invisibile… Durante la lettura la mia mente scolpisce una scultura che nessuno mai vedrà, ma che persiste nell’invisibile galleria del pensiero”.
Buona lettura, o scrittura, perché dopo un libro così…
Claudio Della Pietà
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Umadevi
Maciej Bielawski
Fazi Editore
Collana Le strade n. 558
Euro 18,50
Pagg. 180