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Marcel Proust. La gelosia di Charlus e altri scritti dai Cahiers

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Ci sono dei libri che sono una fortuna e, insieme, una violenta profanazione che ci viene consentita dagli eredi, dai ricercatori oppure, raramente, dalla vanità degli scrittori stessi che concedono ai lettori di vedere il loro lavoro quando questo è ancora nudo, imperfetto, quando la ferita generata dall’atto creativo è del tutto aperta.

Questi libri violano il segreto della genesi, rivelando una composizione scomposta e privatissima. Tra i vivi ricordo Diario del caos di Moresco e Il prossimo romanzo di Felipe Becerra; tra i morti Malcolm Lowry, La mordida, libro inutile, non finito, una variante stanca di Sotto il vulcano, dove però le note, gli appunti, che inframmezzano il testo, che lo interrompono, sono il motivo per cui vale veramente la pena di spendere 29 euro.

Sbirciando, come dalla spalla dello scrittore mentre scrive, queste pagine per appassionati, abbiamo la sensazione tangibile di assistere al modo in cui i capolavori sono nati e confrontare le pagine abortite con quelle che non possono morire e vedere ciò che è rimasto.

Il lavoro di Mariolina Bertini – che ha curato e tradotto questi testi del tutto inediti nel nostro paesereso pubblico da Nuova Editrice Berti è di grandissimo interesse, un lavoro rivelatore, perché ci permette di entrare dentro alcuni dei famosi “cahiers” di Marcel Proust, ovvero quei quaderni dove scrisse tutta la sua Recherche.

In particolare, Mariolina Bertini si concentra su una delle figure più affascinanti del capolavoro proustiano, quel barone di Charlus che, in queste pagine, si chiamava ancora conte di Guercy.

Scopriamo che Proust lo immaginava, fin dall’inizio, con il cappello di paglia, i baffi tinti e il fiore all’occhiello. Era già indecifrabile Charlus, doppio, omosessuale, virile, geloso, patetico, potente, un uomo affascinante perché agitato dal conflitto, che viveva in un tempo che non sentiva suo e che rivelava la sua vera identità solo quando si dimenticava di sé, quando dormiva, quando era senza difese.

Ci sono, in questa raccolta, persino parti, bellissime, che sono poi state escluse dalla Recherche. Nel frammento che racconta la sua gelosia, Charlus è già Charlus, si chiama già così. È innamorato di Félix, un ragazzo molto più giovane, che lo ha lasciato per diventare aviatore o chissà, perché Félix non ha le idee veramente chiare, vorrebbe diventare uno sportivo, prima ancora s’immaginava giornalista e poi, addirittura aviatore e Charlus, che ha le mani in pasta un po’ dappertutto, pensa a chi avrebbe potuto aiutare il suo protetto nelle varie attività, ma ogni persona che gli viene in mente, gli appare come un potenziale predatore, un nuovo amante e, alla fine del tormento, Charlus pensa che non c’è verso di evitarlo, perché seppure non gli presentasse nessuno, Félix verrebbe adescato per strada e così, Charlus conclude che forse sarebbe meglio non sapere cosa farà Félix, quale carriere, quale amante, deciderà di avere, ignorare per soffrire meno.

Questo episodio, nonostante la sua bellezza, viene eliminato dalla Recherche, perché Proust la scrive per esorcizzare la fuga di Agostinelli. Era il suo segretario e il suo amore. Agostinelli, nel 1913, decide di diventare aviatore e muore, appena un anno dopo, proprio sopra un aeroplano.

Abbandonato, Marcel, trasferisce in Charlus i suoi sentimenti e le sue paranoie, ma poi si accorge che stavolta la finzione proprio non regge e così elimina questa parte.

Per comprendere veramente l’opera di un autore, scriveva lo stesso Proust contro il critico Sainte-Beuve, non serve accumulare notizie e testimonianze sulla sua biografia esteriore… ma piuttosto risalire dalle peculiarità del suo stile a quelle della sua immaginazione, della sua sensibilità, della sua visione del mondo…

Per questo motivo, la decisione di Mariolina Bertini di tradurre questi estratti adottando una strategia intermedia tra l’interventismo, o se vogliamo tra l’addomesticamento del testo che si presenta nella sua forma più istintiva, come aveva fatto Bernard de Fallois, che era intervenuto sui testi, appunto, per levigarli e renderli più leggibili, e il rigoroso rispetto del materiale letterario, così come esso si presenta nei manoscritti, è una scelta, a mio modo di vedere, particolarmente felice perché rende queste pagine scorrevoli e piacevoli alla lettura, conservando però le ripetizioni, i piccoli interventi dell’autore, le annotazioni che ci permettono di sentirci sdraiati con Marcel, in quella stanza con le pareti di sughero, mentre lui scrive, illudendosi che nessuno possa vederlo.

Pierangelo Consoli

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Marcel Proust, La gelosia di Charlus e altri scritti dai Cahiers, 2024, Pp.160, Euro 16

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