Chi pensi che una nuova memoria su Machiavelli sia cosa bollita, non ha letto Tutti gli uomini di Machiavelli di Marcello Simonetta. Il volume, edito da Rizzoli nella collana Saggi nel giugno di quest’anno, è titolato giocosamente con un riferimento pop che promette di svecchiare vita, morte e miracoli di un gigante della letteratura italiana. E così fa: con un gusto arguto, a tratti dal lessico mimetico con quello rinascimentale, l’autore affronta le vicende che hanno costellato l’epoca subito successiva ai fatti del Principe, ma di lato. Tradimenti e congiure, furti di documenti e favori scambiati negli ultimi anni del Quattrocento e nella prima metà del Cinquecento sono tratteggiati attraverso gli occhi dei co-protagonisti di Niccolò Machiavelli: gli Strozzi, i Guicciardini, i Vettori, ma anche Canossa, Buondelmonti e Gheri.
I 23 ritratti sono divisi in sette gruppi, scherzosamente catalogati secondo il rapporto che avevano con il maestro della Mandragola: ci sono i soliti ignoti, i fedelissimi, i frenemies, poi abbiamo i cortigiani, gli irriducibili, gli insoliti ignoti e un piccolo dulcis in fundo per l’amante cortigiana Barbara Salutati, colta interlocutrice (unica donna) e segreta custode del cifrario di Machiavelli. Conosciamo così i grandi uomini del tempo, menti eccelse e diplomatici che hanno retto il destino di un’Italia sull’orlo del baratro.
I mirabolanti intrecci tra le famiglie della Firenze del Cinquecento e i loro legami con le famiglie cardinalizie romane e francesi ci raccontano molto della politica del tempo: le dinamiche di potere, tra i pontefici medicei e le alleanze con il re di Francia o l’imperatore Carlo V, non sono poi così diverse dalla diplomazia internazionale che vediamo oggi.
I capitoli sono quasi indipendenti tra loro, e accade che, come riprendendo un filo, siano ripetute alcune cose già dette in precedenza: le congiure fiorentine, le guerre nel Ducato di Urbino, le avventure presso le corti papali e l’orribile sacco di Roma del 1527, culmine drammatico di una politica di ambiguità e voltafaccia.
Questo non è un libro facile, soprattutto perché non vuole essere una banalizzazione dei suoi personaggi, ma è senz’altro una visione fresca e intrigante. Pensato per chi già ama Machiavelli ma è stanco di sentirlo trattare frontalmente o per chi conosce anche solo in parte una figura poliedrica e vuole approfondirla con qualche sorriso, il saggio di Simonetta è un astuccio di pillole mai uguale a sé stesso.
Non sono poche le digressioni scherzose contenute nelle lettere che Machiavelli scambiava con i più cari amici, gli insulti e le parole oscene, per non parlare dei racconti (possibilmente allegorie goliardiche) degli incontri intimi dei frequentatori degli Orti Oricellari con giovinetti e giovinette belli e lascivi nelle diverse città europee.
E ancora le questioni di denaro, la compravendita di favori e cariche politiche, la creazione di reti di conoscenze senza le quali era impossibile far fortuna: ciò di cui parlava Machiavelli nelle Istorie Fiorentine, nella Clizia e nel Principe è cosa reale, vive tra le mura di Firenze e in tutto il territorio che oggi chiamiamo italiano.
Consapevole della sua cifra colta e alternativamente informale ed erudito, questo saggio vuole restituire il mood di un’epoca, una chicca per chi non aspetta il romanzo rosa dell’estate ma è affascinato dal comprendere gli eventi che hanno reso il nostro Paese quello che è oggi.
Giulia Giaume
Recensione al libro Tutti gli uomini di Machiavelli. Amici, nemici (e un’amante) di Marcello Simonetta, Rizzoli, 2020, pagg. 256, euro 18.