E’ intriso di pudore e coraggio questo libro curato da Sara Chiappori. Pudore perché tratta una materia che va maneggiata con cura e delicatezza. Coraggio perché, a distanza di cinquanta anni, riprende vita quella che è stata per una generazione intera l’idea di cambiare il mondo da violento e ingordo in un progetto dove ci fosse spazio per la giustizia e la libertà di espressione. Lo proclamavamo nelle strade, nelle piazze che quello che stava succedendo in paesi lontani stava in realtà succedendo anche noi. Un grido che rimbalzava da città in città reclamando giustizia e verità e che a mio avviso professava una voce più alta che sussurra a tutti noi che non c’è giustizia senza perdono. E si sa per perdonare ci vuole coraggio.
Curato da Sara Chiappori (la figlia di Alfredo Chiappori) Cile 1973 è approdato alla nave di Teseo come un progetto di scrittura inedito e quanto mai efficace. Goffredo Fofi, che ne cura la prefazione, definisce Alfredo Chiappori un intellettuale e un militante a tutto tondo e con una vocazione “pedagogica” di cui si è perduto il seme. Sara Chiappori è riuscita in pieno a lavorare sulla vocazione di suo padre e nessuna eredità è tanto più preziosa. Questo librino andrebbe adottato nelle scuole, dovrebbe parlare alle nuove generazioni e farle discutere. Questo librino può seminare quel coraggio di condivisione che sembra perduto, ma forse è solo rimasto inascoltato in tutti questi anni, ai margini dei quali ci troviamo a fare sempre i conti con la Storia e con il passato.
Le venti tavole che compongono Punto final la Chiappori le ritrova mettendo a posto lo studio di suo padre dopo la di lui scomparsa nel 2022 … “realizzo che si tratta di un racconto a fumetti del golpe militare in Cile. Anzi, più che del golpe, il racconto di ciò che lo ha reso possibile. Anzi, di chi lo ha proprio orchestrato,in una trama dai molti protagonisti: la Cia, le grandi banche, la chiesa, i servizi segreti. Le multinazionali (Anaconda, ITT, Kennecott, Cerro Corporation), soprattutto che hanno armato il braccio fascista dell’esercito”.
Punto final esce sulla rivista “linus” nel 1973 … quattordici tavole, ma Sara Chiappori ce ne offre in lettura venti quindi altre sei tavole sono inedite, ritrovate forse quando era il tempo giusto, esattamente cinquanta anni dopo. Tavole in bianco e nero che sono il racconto di quello che accadde, lo smascheramento del potere che ne decise gli accadimenti e silenziò gli orrori compiuti.
Sara Chiappori aggiunge … “pensare a Marco Bechis come coautore è stata la prima idea. Spesso sono le migliori”.
La testimonianza di Marco Bechis diventa un controcanto alle tavole di Alfredo Chiappori (controcanto che per sua definizione è quando una melodia secondaria si sovrappone o sottostà alla melodia principale). Coincidenze strane, un dialogo a distanza che si ricongiunge. Come Sara Chiappori scopre, o forse meglio sarebbe dire riscopre e da loro nuova vita, le tavole di suo padre, così Marco Bechis ritrova in fondo a un cassetto delle lettere indirizzate alla madre dalla zia Zizi che vive in Cile. Ed ecco che il ricordo personale si allarga e diventa la storia di una Nazione che ha subìto troppo spesso senza ribellarsi, ma anzi acconsentendo ad una infamia, a quanto l’abuso del potere si possa tramutare, camuffarsi in un ordigno infernale e a molti, come alla zia Zizi, far credere che sia stato inevitabile pur di garantirsi tranquillità e quieto vivere nella menzogna.
La voce di Bechis si fa forte e il controcanto alle tavole di Chiappori ci mette davanti a quella menzogna che nel tempo si è tramutata in paura … “il Cile vive ancora con quella paura addosso, cambiare fa paura. Ed è sempre la paura della piccola borghesia di lontane origine europee, cresciuta con una impronta prussiana, che ha subìto, senza mai ribellarsi”
E ancora più forte.. e come non volare con questa melodia nella testa, volare più in alto, perché il cuore te lo insegna che c’è sempre un sentimento più forte di tutti che è il sentimento di giustizia e di uno strano patto di fratellanza che dobbiamo cogliere anche fosse il frutto proibito … anche costasse aprire gli occhi e saper guardare oltre il nostro giardino … perché come ci racconta Marco Bechis “E’ inevitabile fare i conti con il passato. Come l’onda del mare sul bagnasciuga, che si ritira e sembra scomparire, ma poi ritorna con prepotenza, i crimini contro l’umanità non si estinguono mai”.
A noi, in questi giorni soprattutto, ancora una volta darci una risposta e provare a modificare la partita in corso. Perché non è detto che il banco vinca sempre.