Monte Argentea, sull’Appennino ligure. Qui inizia Incendio nel bosco, nuovo romanzo di Marco Candida, edito da Tarka, all’interno della collana “Appenninica”, curata da Paolo Ciampi e Marino Magliani, nata con l’intenzione di raccontare l’Appennino, le sue storie, i suoi luoghi, le sue genti (una migliore e più completa formulazione della proposta il lettore la troverà nel risvolto di copertina).
Il racconto si apre con un lungo prologo (vero e proprio tour de force linguistico) che descrive la nascita e il divampare dell’incendio che dà il titolo al libro. Nelle prime pagine c’è solo bosco, natura che soccombe.
La prosa di Candida accoglie dentro di sé nomenclature scientifiche, citazioni poetiche (Baudelaire, Leopardi, Blake), e la descrizione va avanti e avanti per poi tornare indietro e fermarsi su un dettaglio.
Un’improvvisa rottura nel panorama del racconto: una borsa frigo, segnale di una presenza umana. E qui inizia la storia vera e propria, quella di Rosa e Fiore, prigionieri del bosco in fiamme, e quella di Silvano, marito di Rosa e proprietario del bosco.
Il racconto procede in due direzioni, una presente (il tentativo di Rosa e Fiore di uscire dal bosco), e una passata (che ricostruisce la storia dei due). Il lettore andrà via via approfondendo il rapporto tra Fiore e Rosa, amanti, e il rapporto di entrambi col mondo che gli ruota attorno.
Sono stati giovani insieme, e insieme hanno imparato ad amare i loro luoghi, ne hanno sperimentato gli incanti, e da lì, in fondo, non si sono mai staccati. Tuttora, il loro amore, o qualunque sia il nome del sentimento che li lega da sempre, si consuma in quel bosco. Candida è bravo ad alternare i flashback e le narrazioni collaterali alla lotta per la sopravvivenza, al pericolo che incombe.
Riusciranno Fiore e Rosa a uscire vivi dal bosco? La risposta a fine libro.
La mia personalissima sensazione è che l’autore abbia cercato di plasmare il romanzo sull’andamento di un incendio, tanto nella struttura del libro quanto nel fraseggio. Cerco di spiegarmi meglio. Se è vero che la dinamica della trama è quella che ho indicato prima (passato/presente), è vero anche che il raccontare si allarga ad accogliere altre storie.
C’è la storia di Zara, precedente fidanzata di Fiore, e del suo rapporto con gli sms; c’è quella di Teodoro Rumi, che si dice sia impazzito in quello stesso bosco, e che forse è una storia di fantasmi e forse no; e ancora quella di Liam e Silia, terminata in modo tragico, con l’annegamento di Liam in un torrente lì vicino. Sono tutte divagazioni dalla trama principale che danno la sensazione di focolai che si accendono e si spengono qui e là nel racconto, proprio come dentro un luogo in fiamme, e che poi troveranno comunque posto nel divampare finale della storia.
Lo stesso concetto si può applicare alla prosa che sostiene il romanzo. Si passa continuamente da periodi lunghi e involuti a frasi brevissime, da paragrafi enormi a paragrafi di una sola riga, da momenti di prosa piana e colloquiale a improvvise impennate stilistiche.
Incendio nel bosco è una lettura intensa, a tratti anche impegnativa, ma che non rinuncia comunque a momenti di tensione e ad un colpo di scena finale che ne ridispone in un nuovo, sorprendente ordine tutti gli accadimenti. L’ennesima prova di un bravo narratore, tra i migliori della sua generazione.
Edoardo Zambelli
Recensione a Incendio nel bosco di Marco Candida, Tarka, 2019, pagg. 160, euro 14,50
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