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Marco Innocenti, Il giro del mondo in 18 amori

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Marco Innocenti, Il giro del mondo in 18 amori

“Ogni città ha un amore che chiede di essere raccontato”. 18 città per 18 amori, presunti, sognati, vissuti a metà. E’ Il giro del mondo in 18 amori, di Marco Innocenti che esce questo autunno per Avagliano Editore. Non un esordio per Innocenti, che dopo aver vinto nel 2000 il prestigioso premio Euroclub – Linus, con il suo primo romanzo, “Contro il resto del mondo”,  ha pubblicato per Avagliano il romanzo “Borderlife” e la raccolta di racconti “Firenze amara e dolce”. Numerosi i suoi libri per ragazzi, la collana “Capitan Fox”, tradotta in molti paesi, “La proteina dell’amore” e “Miss Mina”.

Il giro del mondo ci porta in un tour frenetico alla scoperta delle possibilità dell’amore, conducendoci  in luoghi misteriosi, disgraziati, poveri di materia ma intimi e totalizzanti, mantenendo l’illusione di una narrazione autobiografica che si tramuta però in universale.

Attraverso l’aiuto di personaggi a noi noti (da Corto Maltese a Peter Parker nei panni di Spider-man) l’autore ci concede il privilegio di smarrirci tra le righe dei racconti, città dopo città, tra la decadente bellezza di L’Avana e i grattacieli di New York, riscoprendo il complesso mondo dei sentimenti nel gusto del viaggio.

Tra queste, una storia è particolarmente cara all’autore, in quanto vede come protagonista Arturo Baldini, l’alterego del suo scrittore preferito, John Fante, che «vive in una scalcinata cameretta d’albergo e va avanti mangiando arance, assaporando il gusto un po’ dolce un po’ amaro della vita.», che si innamora di una cameriera di origine messicana, Camilla Lopez, in un assolato bar di Los Angeles. L’autore stesso ammette di essersi ispirato a lungo a Fante soprattutto nei suoi primi romanzi.

Racconti che trattano amori giovani e adulti, ma che indugiano profondamente sul senso della nostalgia e sulla ragione del rimpianto. Causa prima: la solitudine e la fine di un amore, la mancata corrispondenza e l’insufficiente empatia che caratterizza gli uomini e le donne. Riportando un amore alla ricerca di vie nuove, migliori, l’autore crea una Babele di lingue ed etnie. Un universo composto da parafrasi e citazioni che alludono alla sfera della solitudine e dell’amore, e quindi, ricco di influenze letterarie, tra cui Canzone della torre più alta di Arthur Rimbaud, e il romanzo omonimo di Jules Verne. Una lingua piacevole che intrattiene e che non manca mai di essere scorrevole. Una scelta di lessico che punta a suscitare più che a mostrare, riuscendo in poche pagine a congelare un’ emozione.

Come ultimo tassello, che ha il compito di rappresentare le varie fasi di questo viaggio, ci sono le canzoni che Innocenti consiglia di abbinare ad ogni singolo racconto. Musiche che accompagnano il lettore nell’esplorazione del sé amoroso e dei sentimenti umani.

 

Leggi anche questa recensione di  Esther Fantuzzi.

 

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