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Marco Magini. Gli ospiti

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Un affresco spietato, dolce e amaro quello di Marco Magini per una generazione di quasi trentenni cresciuti con la necessità quieta di conquistare un lavoro, una libertà di opinioni in mondo pervaso dalla assenza di esse. Una generazione nella quale Magini si riconosce come un esploratore di sentimenti dimenticati lasciati appassire nei vasi sui davanzali delle case. “Gli ospiti” è la narrazione di una storia di amore tra un ragazzo italiano e una ragazza turca Ipek. Si conoscono a Londra dove ciascuno è alla ricerca della propria strada e della propria identità. Una storia di amore che li porterà a inventarsi una possibilità … quella di vivere il loro amore nella terra di Ipek. La Turchia di Ipek diventa la terra che “ospita” il ragazzo italiano andato lì per amore.

Ma forse il romanzo di Magini è una dichiarazione d’amore non solo ad una donna, ma a Istanbul, una città con due facce: “una cinica, feroce, espressione di una giovane metropoli sfacciata e in espansione; e l’altra premurosa, come se quei quindici milioni di abitanti vivessero ancora nei villaggi che nel tempo vi si erano trasferiti”.

Come tutti gli amori anche quello che prova Magini è a prima vista cieco. L’ospite non coglie quello che sta accadendo sotto i suoi occhi finché non viene portato, dal suo amico e datore di lavoro Hus, a una partita di calcio. Esplode la violenza da parte dei poliziotti e della tifoseria … la scrittura di Magini si allarga come un ventaglio: quello che poteva essere: “Non potevo rimanere fermo. Mi feci coraggio e cominciai a urlare “Sono straniero!”… Straniero, estraneo, privilegiato” e quello che avviene nella finzione narrativa: “Non urlai, non feci un passo avanti. Indietreggiai, mi allontanai sempre più veloce. Quella violenza, pura, selvaggia e fuori misura era qualcosa che non avevo mai visto prima. Era esagerata, sporca, sadica, di una ferocia che mi paralizzava”.

Saranno proprio Hus e Ipek a infrangere quel vetro invisibile che separa “gli ospiti” dai ragazzi turchi e mettere in scena la possibilità di sognare una rivoluzione. Il governo di Erdogan è sempre più un governo di terrore e paura, ma anche di speculazione edilizia, di arroganza del potere, sempre più ricco e spregiudicato. Magini sembra dirci che la politica di Erdogan non è solo fine a sé stessa. Ci racconta altro. Racconta di una Istanbul invasa dal cemento, di intere periferie e quartieri cancellati per far posto a hotel e appartamenti alla moda per i ricchi stranieri o per coloro che se lo possono permettere. Erdogan è un dittatore di sicuro ma non solo … è un dittatore che si pensa anche un uomo di affari e arraffa ricchezza e con noncuranza calpesta il suo stesso popolo.

Ed ecco arrivare le proteste di Gezi Park del maggio 2013. Un piccolo parco, una delle poche oasi di verde rimaste. Erdogan e la sua ciurma vogliono abbattere gli alberi di quel piccolo parco per una manciata di soldi, per lasciare spazio a un nuovo centro commerciale. E’ la scintilla. Tutto pare possibile. Anche riscrivere la Storia. Lasciare spazio alla speranza, all’amore di due giovani ragazzi … tutto pare possibile se non fosse che a volte è la Storia a cambiare noi.

Ma se torniamo indietro, torniamo su i passi compiuti allora forse troviamo la risposta che Magini non ha voluto dare eppure l’ha scritta, se l’è scritta addosso e noi possiamo leggerla come fosse una testimonianza a futura memoria. “Mi sento piccolo e inutile. Ho accettato la violenza, l’ho vista crescere intorno a noi, prima nelle parole e poi nei gesti, ma non ho mai pensato che ci riguardasse”. E invece ci riguarda, eccome se ci riguarda.

Maria Caterina Prezioso

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Gli ospiti /Marco Magini / Solferino /pagg. 160 /€ 16,00

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