La poesia di Maria Elena Danelli racchiusa nel libro La Corte dei Miracoli (RP Libri, 2018) è simbolica, primordiale e accarezza tutti e cinque i sensi attraverso una danza che sa cogliere il mistero custodito nelle piccole cose. “Quelle piccole cose che ci onorano della loro presenza per dare un senso al passare del tempo, alle metamorfosi della vita stessa”- scrive a riguardo nella prefazione Danilo Blaiotta. Una poesia delle piccole cose dove il respiro del mondo si fa musica udibile attraverso l’attenzione e la cura nascosta nel dettaglio. Il titolo del libro come spiega la stessa autrice nasce per caso da un racconto del padre sulla Milano del dopoguerra. “Sui Navigli, tra le case superstiti dei bombardamenti, è esistito un edificio dove vivevano persone senza gambe che, vivendo di elemosine, si facevano trainare da carretti tirati da cani. Questo luogo era chiamato La Corte dei Miracoli.”
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Di seguito alcune poesie dal libro.
Una rosa in bottiglia guarda
appassendo la finestra.
Da quel vetro,
maestosi uccelli.
Con foglie rinsecchite abbozza il volo
nell’acqua intorbidita
voce minerale
acqua ferma che non va da nessuna parte.
Ho colto poi
quei petali
in panni stesi ad asciugare.
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Il cuore non è muscolo.
Il suo sangue si disperde
ad ogni battito
come sabbia portata dal vento.
Dove va questo respiro?
Si perde
tamburo nella notte.
Nessuno ha orecchie per udirlo.
Ne raccolgo i cocci
guardandoli nella mano
come vetro infranto.
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C’è un bianco
che non si svela
se non quando il sale ci corrode.
Siamo radici che si spostano col vento.
Nel fondo dell’occhio la speranza
anche se la speranza non ha occhi.
Gettiamo fiori nel mare!
sulla sua feroce calma
perché i suoi figli sono il pasto
di oscuri pesci
di cui non so neanche il nome.
Il cielo di azzurra ottusità
è testimone.
Si chiude l’uscio
mentre a case lontane
il Favonio soffia su panni stesi.
Maria Elena Danelli