“Dispassione” di Maria Laura Rosati (Liberilibri editore, 2021 pp. 240 € 16.00) è una meritevole opera di narrativa, selezionata al Premio Campiello 2021. Il racconto assiste la percezione di un’inclinazione psichica, sollecitando la coscienza, appassionando il lettore in un vortice emozionale di travolgente riflessione. Il libro pone l’attenzione sull’intervento letterario di rimozione dal collegamento spirituale degli impulsi, mantiene nella trama suggestiva l’attrazione per il distacco della protagonista, allontana nelle parole la resistenza del desiderio consentendo l’assenso a vivere nella disorientata resa, nel disinteresse e nell’indifferenza. L’autrice, con stile incalzante e ossessivo, insegue l’ordine naturale ed elastico del linguaggio, descrive le profonde difficoltà sostenute dalla grave alterazione dell’equilibrio mentale, esamina la spiegazione di una diagnosi nevrotica e tormentata, comprende l’impedimento del vuoto trascinato nella sospensione di connessione nell’intelletto, affronta l’intervallo della memoria e scompone il senso d’identità, disgiunge il legame originario delle esperienze sensibili. “Dispassione” è una ferita della discontinuità esistenziale, un’attenta e viscerale analisi introspettiva in cui l’interpretazione si scontra con la spietata e sregolata identificazione dei segni clinici, utilizza l’indagine di una esistenza impersonale e introversa come tramite del processo anamnestico, l’impassibilità nei confronti dell’umanità come patologia nella negazione della realtà. La sofferenza, la condizione assillante e tormentosa provocata dall’assiduità del dolore derivano dal vissuto sentimentale della dimenticanza, dall’oscura complessità dell’evento traumatico. Le incomprensibili e misteriose rievocazioni ingannano le esperienze disilluse, irretiscono le inquietudini e gli smarrimenti della protagonista, fanno riaffiorare nelle pagine la disperazione e la paura con l’intensità psicologica e patologica dei disturbi dissociativi. La devastante insicurezza spinge insistentemente la protagonista Fiamma a bruciare la sua esistenza, ad annientare la sua personalità, a dirigere l’attitudine anaffettiva nelle disposizioni delle sue fissazioni, perseguitando il germe patogeno della morbosità nell’ossessione e nella frustrazione. Maria Laura Rosati compone una trama trasversale, nella sinuosità dell’assenza, riavvicinando la diagonale dei sentimenti al flusso avvincente della storia, dissipando l’inerzia emotiva e l’incapacità di vivere e regolare i comportamenti, recuperando dalla distanza “dispassionata” dei viaggi interiori la vicinanza di un itinerario nelle cicatrici del passato, trascinando la rivelazione della disarmante verità. Leggere “Dispassione” è un incoraggiamento stimolante e intrigante a rintracciare i sintomi di una alterazione parallela, complice della ritualità di ogni trappola claustrofobica, i segnali del malessere, lo stato indefinibile dell’inquietudine, la relazione alterata dalla irriconoscibile consapevolezza. L’autrice distende il soffio dell’anima nel respiro vitale degli istinti, il disordine indistinto di ricordi non recuperati, riabilitando lo svolgimento di liberazione purificatorio nell’inesauribile ricongiungimento significativo della guarigione, svincolando la conclusione narrata nel viaggio autentico della vita.