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Mariagloria Fontana. Vieni dal buio

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Se fosse una canzone sarebbe Pink Rabbits dei The National, specialmente quella parte quando dice: I was a television version of a person with broken heart.

Del resto ogni libro ha la sua canzone e forse persino un verso di una canzone capace di racchiuderlo.

Nel caso di Vieni dal buio, di Mariagloria Fontana, edito da Castelvecchi, ho pensato anche che certe perverse forme di godimento si nascondono dietro le atrocità così come piccole e sadiche atrocità si celano dietro ogni godimento, perché questo romanzo è fatto di una scrittura molto fisica, carnale. Esistono gli scrittori visivi, quelli olfattivi (Macioci è olfattivo, ad esempio; Palahniuk è estremamente visivo…) Mariagloria Fontana, invece, è una scrittrice tattile, perché il lettore ha la sensazione, leggendo, di toccare, di sentire sulla propria pelle quanto apprende. Inoltre i suoi personaggi sentono come un’attrazione distruttiva verso l’abbandono al corpo dell’altro.

Riassumendo male, questa è la storia di una donna, Nora, che sta per sposare un uomo che ama, che apprezza, ma per il quale non prova la fortissima attrazione fisica che invece prova per Max.

Nora è una donna borghese, abituata ad una vita agiata, in parte, garantita anche dal suo compagno, un avvocato facoltoso che, a sua volta, la tradisce con Leila, una escort di lusso, intelligente, colta e disperata.

Nora è una donna affascinante, piena di contraddizioni, che sente, più che verso il corpo dell’amante, un’attrazione irresistibile verso tutta l’assenza che questo corpo richiama, verso i fantasmi che lo sovrastano.

Tutto si svolge tra un viaggio a Parigi e un altro a Napoli.

Messa così, però, questo sembra solo un romanzo psicologico, dove tutti i personaggi provano a convivere con le menzogne che raccontano agli altri e a se stessi, una sorta di versione letteraria di Match point, ma c’è qualcosa di più profondo in queste pagine che mi ha tenuto sul divano per tutta la mattina.

Immaginavo di cominciare a leggere e poi andare avanti, con le altre cose che dovevo fare, e invece non ho fatto altro finché non è finito. In parte aiutano a non staccarsi i capitoli brevi, la narrazione sempre scorrevole, l’alternanza delle vicende dei vari personaggi, le descrizioni delle città mai ingombranti, che non ingolfano il flusso narrativo; ma è soprattutto l’eco terribile che proviene come dal fondo di una caverna che mi ha tenuto immobile e seduto.

Vieni dal buio è un condensato di Paura di Volare e Il diavolo probabilmente.

La morte, la sensazione della morte, accompagna tutti i personaggi dall’inizio alla fine. Perché ci si può liberare in molti modi e imprigionare in altrettanti rompicapi, esistono le orchestre per matrimoni e funerali.

Pierangelo Consoli

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Vieni dal buio, Mariagloria Fontana, Castelvecchi 2024, Pp. 128, Euro 17,50

 

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