Jimmy era un ballerino discreto che poneva il braccio come pochi altri a Wanda Osiris, riuscendo, a testa alta, a sbirciare i gradini delle scale con la coda dell’occhio sinistro, proprio sotto il canino più brillante del sorriso che aveva in bocca.
Dal lato destro, di giorno, ruminava tra le labbra un toscanello spento, mordendolo a tratti con i denti ingialliti e sputando a terra il sapore di ogni disapprovazione ricevesse dagli altri.
Vendere assicurazioni non era poi un gran lavoro, rendeva molto di più l’avanspettacolo, anche se il suo unico stipendio fisso era proprio quello dell’agente assicurativo… ahimè!
Lo champagne francese era caro al night club, costava quanto una bella scopata; ma come avrebbe potuto un damerino che appariva in tv in frac non sedersi al tavolo con il migliore dei vini spumanti?
Fu così che Jimmy decise di vendere sesso. E il sesso più a buon mercato che conoscesse era quello di Marinella, la sua atipica fidanzata calabrese.
Non le chiese di prostituirsi per mantenere i propri vizi, le disse solo che un grande agente teatrale le aveva posato gli occhi addosso e che quella fosse la sua occasione, di non farsi troppi scrupoli, di pensare alla carriera e che vergine, in fin dei conti, non lo era più.
Marinella accettò la proposta di Jimmy, più con l’ingenuità di chi si illude che con la vergogna di chi alza la gonna.
Aveva consumato sesso per la prima volta a soli quindici anni, con Peppino (un cialtrone che fumava le Nazionali), e si potrebbe dire che quei pochi uomini con cui era stata fossero clienti fissi – anche – della tabaccheria in Via Moscova, quella Regia Manifattura di Tabacchi dove lavorava, dietro alla cassa. “Perché sei brava con i numeri e con le palpebre”, diceva il proprietario.
Dopo Peppino ci fu quindi un professore, poi vennero un avvocato, un geometra vedovo, un monsignore (un sant’uomo che meglio dei santi conosceva i propri demoni), infine Jimmy: uno che non si piegava mai oltre i novanta gradi, con quell’aria da celebrità che si mischiava all’arrivismo smanioso di un piccolo borghese.
Marinella divenne in breve Mary Pirimpo: indubbiamente bella come poche altre e persino bravina, grazie alle lezioni di danza di Jimmy.
Con talento e incoscienza Mary iniziò a immaginarsi su un palco, come una grande ballerina capace di scendere le scale a occhi chiusi, sui tacchi, accendendo una pipa con un unico lampo di fiammifero.
“Presto uno di noi due finirà per essere superfluo!” disse Jimmy. “Vai! Il successo ti attende. Diventerai una Star!”
Furono coppe di vino frizzante italiano e denti d’oro, le cose che Marinella notò per prime dopo il baciamano del Commendatore Carlo Puritano. Negli ambienti lo chiamavano “Il Pruritano” per via di un’unghia smaltata che una puttana gli aveva conficcato nel culo: quattro punti di sutura, una cicatrice piuttosto massiccia e un fastidioso pizzicore, che lo costringeva a grattarsi continuamente tra le chiappe fregandosene del bon ton.
Ma l’ambizione è come il profumo di rosa: poca ti desta e seduce, troppa ti ovatta i sensi. E le ragioni di Marinella sarebbero state le sue sole ragioni: purtroppo identiche ai sogni.
Marinella venne trovata morta la mattina seguente, ammazzata con una pistola desueta, un’arma insolita calibro sei punto trentacinque.
Sei colpi al petto.
Il suo corpo era intriso di sangue e acqua, su una sponda dell’Olona. I suoi capelli ondeggiavano come alghe ancorate allo scoglio, morbidi come una sigaretta rollata tra le dita, mutevoli come il fumo espirato. I suoi occhi erano ancora truccati come quelli di Mary: allungati sino all’inizio dell’incavo, un po’ da strega ammaliatrice e un po’ da egiziana mistica.
Era ancora incantevole, infinitamente affascinante: dagli anni Cinquanta sino ai nostri giorni.
Una scarpa argentata non aveva più il tacco, come se Marinella stesse scappando e fosse inciampata tra le pietre del greto.
E poi cadde in acqua, e insieme alla borsetta anche la paura scivolò via, e gli disse fissandolo sicura come mai lo era stata prima: “Ma chi cazzo credi di essere, spara coglione se hai le palle!”
L’operaio che la trovò riversa nel fiume, le passò un fazzoletto sul viso. Quei diamanti che brillavano all’alba lungo le guance di Marinella non sembravano gocce d’acqua, parevano lacrime.
E, nonostante la poca dimestichezza con la bellezza, il giovanissimo Pasquale non se la sentì di strofinarle via, non le asciugò verso il basso, ma di lato, gentilmente, per non creare rughe.
Angelo Orazio Pregoni