“La vita estranea” di Mario Balsamo (Morellini Editore, 2022 pp. 240 € 16.90) è un libro sorprendente, una tagliente e sarcastica riflessione sul senso della vita, un itinerario esistenziale, svolto attraverso il compiacimento di una inalterabile immortalità e rivisitato con intelligente e brillante distacco. Il regista e documentarista Mario Balsamo comunica una originale interpretazione del proposito metafisico della morte, diffonde la sua testimonianza con intensa delicatezza, mostra l’irriverente sincerità di una trama disorientante. Il protagonista Leo, seguace del famoso Houdini, percorre il tragitto doloroso e sconvolgente di una malattia terminale. Affronta il tempo sospeso della disperazione e riconduce la sua esistenza nell’esibizione introspettiva della lotta per sfuggire all’angoscia, nell’esperienza sensazionale di una escatologia interiore, dentro se stesso e la propria anima. Sul suo percorso incrocia Irene che, grazie al metodo terapeutico dell’ipnosi, sperimenta i cambiamenti emotivi e le suggestioni della mente, rieduca l’essenza fisica di Leo, nella consapevolezza del senso del limite e nell’adattamento fugace della caducità dell’uomo, realizza un dialogo trascendentale con la sua morte. Il viaggio di Leo si staglia nel pensiero autentico della finitezza umana e nella nitidezza dei contorni della vertigine emotiva, oltrepassa il confine irreversibile della sensibilità, trasmette l’impeto di una sincera possibilità per riconquistare l’imperturbabile serenità e dare all’incombente epilogo un significato diverso, un’opportunità preziosa per sfuggire al vincolo della sofferenza e continuare a sognare. Mario Balsamo racconta la storia di Leo in maniera bidirezionale, nella visionaria e onirica prospettiva dell’al di là, concede al protagonista defunto di stabilire il contatto con l’altra dimensione e svelare i misteri della vita dopo la morte. Lo stile ironico e spiritoso regola la leggerezza delle parole, oltre la pesantezza della materia trattata, dissolve gli interrogativi etici e morali, aggiunge alla capacità dissacrante dello stupore la condizione surreale dell’osservazione. Il linguaggio scrupoloso e inequivocabile descrive una trama dai contorni compiuti, riconducibili alla sensazione di assistere all’esecuzione di una pellicola cinematografica. L’evoluzione dello sguardo narrativo di Mario Balsamo mantiene una generosa distensione verso una visione ispirata dal sentimento dell’eternità, espresso nella sua essenza simbolica, assorbito nella provocazione quotidiana con la realtà e negli avvenimenti imprevisti della vita. “La vita estranea” abita la superficie astratta della volontà a non cedere alla sconforto, restituisce il dettaglio di ogni variazione poetica, recupera la propria resilienza, riconosce il passaggio terreno dell’autodeterminazione, evoca un altrove responsabile nel riscatto psicologico, svincola la saggezza di un risanamento del cuore e riceve coscienza spirituale. Non è estranea la vita nella permanenza della piacevole illusione di ogni resistenza, nell’identificazione con il proprio destino, nel disegno tattico e paradossale di fuga per inseguire la beffarda avventura di morire felici.
Rita Bompadre