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Martine Desjardins anteprima. Maleficium

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Maleficium” di Martine Desjardins (Alter Ego Edizioni, 2023 pp 168 € 17.00), nella traduzione di Ornella Tajani, esce nelle librerie il 25 ottobre. L’autrice conferma il suo impeccabile e conturbante senso estetico per tutto ciò che è inconsueto, inspiegabile e misteriosamente accattivante, regala ai lettori la storia spaventosa e terribile, combinata all’irriducibile fascino del mistero e alla magia inquietante della maledizione. Il libro contiene la singolare collezione di sinistre e particolari rivelazioni, divulgate nell’adattamento letterario, rielaborato e contaminato, dell’occulto manoscritto Maleficium dell’abate Jérôme Savoie, religioso eretico del XIX secolo, la cui vita enigmatica si concluse con l’ambiguo e scioccante contrappasso della sordità. Il testo si consuma attraverso le nefaste confessioni di sette uomini, oppressi da malformazioni e infermità, tutti sedotti dall’influsso impressionante di un incantesimo, incarnato dall’indecifrabile e deforme personaggio femminile con il labbro leporino, che denuda la trasgressione dei loro peccati e impone l’orribile castigo per l’espiazione della tormentata condanna. Il seducente tramite della donna è l’essenza della simbologia decadente, celebra il culto esasperato verso le imperscrutabili leggi della natura, abita la sfuggente regione dell’ inconoscibile, testimonia l’accordo cupo e diabolico tra l’interpretazione della venerazione del sacro e l’irriverenza del profano. L’autrice estrae l’oscuro retaggio dell’ispirazione compromessa dal testo solenne per smascherare la liturgia blasfema della devianza umana, consacra la suggestione dell’integrità morale con la coscienza del suo ribaltamento d’innocenza, intuisce il significato nascosto della sovrannaturale e macabra salvezza dell’anima, stravolta dalla mistica voluttuosa della carne. L’opera di Martine Desjardins trascina la complessità perversa dell’animo umano negli abissi di un universo irresistibile in cui si avvicendano le tendenze istintive nella degenerazione diabolica tra bene e male, le riprovevoli e sconcertanti discordanze tra divinità e spietatezza, illustra, nel contrasto forsennatamente insanabile della perfidia umana, l’autentico riflesso dell’identità dominata dalla tendenza abituale e ostinata alla malvagità e alla crudeltà. “Maleficium” narra la relazione stregata dell’evoluzione asfissiante dell’orrore, insinua lo sguardo inestricabile e agghiacciante sull’allegoria ieratica, divorata dalla profetica e onirica dimensione del romanzo gotico, accresce l’atmosfera lugubre e terrorizzante in una vertigine della stranezza e nel limite inverosimile della meraviglia. Martine Desjardins con il suo stile raffinato, accurato e colto penetra l’ossessione descrittiva delle deformazioni del corpo e delle storture anatomiche, arricchisce la forma e la suggestione dell’erotismo nell’originale e arcano viaggio nel lusinghevole Oriente, scenario e meta magnetica della evocativa avventura. Nella ricerca di una eloquenza luminosa e barocca, la scrittrice intreccia lo spirito ontologico con la tentazione, provocando l’attrazione e l’esortazione al peccato, conduce il richiamo esoterico lungo le percezioni dell’elegante artificio dell’esotismo, interpreta l’empio destino di ogni peccatore con l’elogio inebriante alla sensualità, decodifica la fatale suspense del brivido, accerchia il sortilegio lussurioso dei sensi, risveglia l’audace impulso dei desideri intimi e nascosti. Comunica con talentuosa destrezza linguistica, nei sotterranei passaggi segreti di ogni cerchio infernale, l’inesorabile stupore dell’inganno.

Rita Bompadre

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…Il vento, che un attimo prima agitava le fronde dei datteri con accanimento, si placò di colpo. Tacquero tutti i rumori del palmeto – dai versi degli uccelli fino al gorgoglio dell’acqua nelle canalette d’irrigazione. Il delicato velo di frescura posato dalla notte finì di evaporare, il calore penetrò anche nell’ombra e divenne insopportabile. Eppure la missionaria restava al sole, fissava il globo con gli occhi spalancati, senza mai sbattere le palpebre. Stava forse cercando di accecarsi? Sembrava che le pupille stessero per prenderle fuoco. Da un momento all’altro nelle orbite non le sarebbe rimasto altro che due pezzetti di carbone bruciato! Non potevo lasciare che la donna si mutilasse in quel modo, così mi precipitai in suo soccorso, schermandole il sole col mio corpo.

Padre, una delle mie debolezze sta nel non riuscire a vedere una donna che piange senza aver subito voglia di consolarla. Immagini la mia premura quando vidi le grosse lacrime che le rigavano le guance. Tirai fuori il fazzoletto e mi accostai per asciugarle, ma queste, invece di bagnare il tessuto, caddero a pioggia sulla vera del pozzo, tintinnando come monetine. Fui travolto dall’emozione. Riuscii comunque a dire alla missionaria:

«Le scaglie! Le cadono dagli occhi!».

Non stavo esagerando. Le sue ghiandole lacrimali secernevano una sostanza che si solidificava nel momento in cui veniva esposta alla luce solare, formando lacrime di tartaruga. La donna, per la quale questa era la cosa più naturale del mondo, accolse il mio stupore accennando un sorriso col labbro spaccato.«Non sia tanto sorpreso» mi disse. «Il mio non è un caso senza precedenti». E mi ricordò che, negli Atti degli apostoli, “qualcosa come delle squame” era caduto dagli occhi di san Paolo dopo la conversione sulla via di Damasco.

Era possibile paragonare un miracolo divino al fenomeno cui avevo appena assistito? Tutto mi spingeva a crederlo, perché le lacrime dorate erano di una

purezza immacolata e di una leggerezza celeste.

«Anche lei è andata a Damasco, di recente» dissi.

«Tutto questo è l’effetto d’una conversione?».

«È esattamente il contrario» rispose. «La mia conversione è avvenuta quando ho iniziato a vedere il mondo attraverso le scaglie. Il prezzo da pagare è altissimo. Ogni volta che guardo il sole senza batter ciglio mi diminuisce la vista. Non posso più fare a meno dell’occhialetto e vede anche lei quanto questo si sia usurato. Uno dei naselli è sbreccato».

Nonostante la compassione che provavo per lei, non riuscivo a fare a meno di sbirciare le lacrime.

«Non per vantarmi» dissi «ma nessuno saprà riparare la montatura meglio di me.

Inoltre aggiungerò delle bisellature, per catturare meglio la luce, e smeriglierò gli

spigoli per farli brillare di più. In cambio vorrò solo qualcuna delle sue preziose scaglie».

La sua risposta mi riempì di gioia.

«Può già prendere queste» disse «ne avrà bisogno. Se tornerà qui prima del tramonto col mio occhialetto le darò tutte le lacrime che ho pianto oggi».

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