L’ultima raccolta poetica di Massimiliano Marrani non può far altro che colpire: il poeta, designer, illustratore e pittore surrealista, dotato di una tecnica straordinaria, in Al largo nella città – raccolta pubblicata da iQuaderni del Bardo edizioni – riesce a creare un equilibrio perfetto tra musica e immagine, dimostrando un’eccezionale rapidità di montaggio, detto in termini cinematografici, dal concreto all’astratto per poi ritornare alla realtà, ma questa volta rivelata nel suo significato più profondo.
La sua è infatti una scrittura in cui il suono dipinge in maniera iperrealistica e allo stesso tempo simbolista una realtà nuda, scarna, amara.
Il racconto è costituito da un dialogo ininterrotto fra un io e un tu, un io che è il poeta o forse l’umanità intera e un tu che è la donna che ha amato, un tu che sono gli amici chiamati ognuno per nome, personaggi, figure in bilico tra vita, morte e sogno, che il poeta tenta di recuperare, di evocare disegnando con la parola piccole e perdute immagini quotidiane, che nei ricordi diventano immagini oniriche che si trasformano a loro volta in altre immagini, come per metamorfosi, creando un grande affresco simbolista che vuole andare al di là della superficie delle cose, spesso anche grazie un uso estremamente forte e impressionistico del colore, che acquista un significato interiore, psicologico.
C’è una particolare tonalità di verde indistruttibile/ mentre ti scrivo./ Una precisa posizione che le figure assumono/ nell’atto stesso in cui si offrono. / Un nodo chiaro, uno spessore nei colori./ Il viale fa nero/ sopra il parcheggio a pagamento./ Vorrei reggessi con me la pioggia/ sui miei più intimi e solitari alberghi.
Eppure, nonostante questo chiaro desiderio di dialogo, di ricongiungimento, la donna è destinata a non essere più raggiunta, la sua pelle a non essere più toccata e così anche per le altre figure che appaiono quasi come sorde: si crea così un gioco di incomunicabilità, di impossibilità di ritorno al passato, mentre gli anni passano e diventano vecchiaia.
Gli anni diventano un devo dimagrire. / Ho lasciato dentro di te le poesie che avrei scritto./ Il cameriere è cambiato, la fontana è rimasta fedele alla fonte che ci blocca. […]/ Qualcosa c’è stato, se portano qui le strade. / La mano disorientata nella tasca./ La lingua nel buio della bocca.
Nella raccolta in cui convivono una straordinaria finezza linguistica e la rappresentazione di immagini crude, Marrani riesce a rendere come nella sua pittura una realtà resa più vera, più nuda dall’arte, in un enorme e articolato quadro surrealista, in cui il sogno svela i sotterranei nascosti della vita umana.
Arianna Galli