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Mattia Grigolo. La raggia

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Certi giorni, a causa dei tanti libri italiani che appaiono sui banchi della libreria, mi sento un po’ smarrito, proprio come un astronauta alla deriva nel cosmo infinito. Talvolta, nonostante questo smarrimento, desidero riscoprire in modo sincero una possibile ricerca letteraria (che in Italia, a mio avviso e senza polemiche personali, ormai appartiene alla piccola e media editoria di qualità, con rare eccezioni tra gli editori delle major), un percorso che offra ancora libri dalla carica esplosiva. Quindi, almeno per questa volta, mentre vi racconto del libro La raggia di Mattia Grigolo, consideratemi pure non un libraio, ma un viaggiatore dell’universo. Più smarrito (ma nel cuore felice) dell’Eternauta. Oggi, in questo mio viaggio tra i libri, voglio restituire al lettore il senso della passione e dell’attenzione nei confronti di un piccolo libro di carta e inchiostro: un organo vivo e pulsante, capace di produrre ottima letteratura per una o più ri-letture. Grigolo, qui al suo esordio cartaceo (ma già autore attivo da tempo in rete, con numerosi racconti apparsi su importanti riviste letterarie, e molto impegnato come attivista culturale – frenetico e instancabile – in quel di Berlino) lavorando come un vero pioniere della pellicola di celluloide, pur operando di fatto su fibre di cellulosa, si è cimentato nella scrittura ( e in un abile gesto costruttivo di montaggio artigianale) di una storia che non esito a definire (per bellezza e grado affabulatorio) “un oggetto narrativo non identificato”: una novella di media lunghezza che pur non essendo, – per struttura e lunghezza – un corposo romanzo, (né un racconto breve) conferma appieno le aspettative di un lettore ancora alla ricerca di bellissime storie da leggere e consigliare. Inoltre, bisogna riconoscerlo a gran voce, questo libro sta in una forma narrativa ibrida ideale che ben si addice alla sua statura di strepitoso oggetto contastorie. La storia, in breve, narra di un padre e di un figlio in eterno conflitto, che sbarcano il lunario vivendo in una baracca di fortuna, allestita in un bosco. Attorno a queste due esistenze ruota un piccolo gruppo di altri uomini, dalle esistenze a perdere. Ospite speciale: una donna sfortunata e dalla bellezza fuori dal comune. In questo magnifico esordio, di fatti tragici e potenti ne accadono pochi, ma la narrazione colpisce e coinvolge per il modo in cui Grigolo ha ideato e intessuto su carta la sua storia. Offrendo una costruzione narratologica, non cronologica ma coerente, pienamente riuscita che affascina la mente e coccola l’anima. Tutto questo, di frase in frase, scatena un senso di irrequietezza esistenziale, che a me lettore arriva fin dentro le ossa, cogliendomi (per fortuna) del tutto impreparato.

In definitiva: centotrentasei pagine dallo stile affilato, come una pericolosa arma da taglio. Per un tratto autoriale che affonda la propria lama tra le parole, scarnificando la realtà pur di restituirci le esistenze ultime di alcune vite di frontiera relegate ai margini. Vite tenaci ma caotiche, nel loro esser-ci nel mondo (e nel tempo) presente. Dopo diverse letture del libro, mi è affiorata alla mente una sola idea precisa e misurata: La raggia è un microcosmo di segni linguistici che appaiono come stelle luminose dalla luce sconvolgente. Bagliori stupefacenti, emanati da corpi di significato (e significante) che chiedono al lettore di essere fissati, e ritrovati a lungo, su quella mappa astronomica disegnata da un bravissimo autore italiano. Uno scrittore di sicuro talento, che mi auguro di ritrovare presto in libreria, con un nuovo libro capace di garantirmi un incredibile viaggio da lettore affamato di grandi storie.

Mario Schiavone

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Mattia Grigolo

La raggia

Pidgin Edizioni

14 euro

136 pagine

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