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Mauro Ferrara, Moreno Conficconi, Mirco Mariani. Extraliscio: una storia punk ai confini della balera

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Tanto i Blues Brothers erano “in missione per conto di Dio” quanto i tre autori di questo saggio che, più che leggere si fa ascoltare, lo sono per conto del liscio. Una musica – non un genere musicale – bistrattata soprattutto nei e dai “salotti buoni”, considerata finalizzata esclusivamente al ballo ma che gli Extraliscio sono riusciti a portare nei teatri, riportare nelle piazze dopo un periodo di stanca e far approdare alla Mostra del Cinema di Venezia.

Tre personaggi notevolmente differenti l’uno dall’altro, i quali, per una benissimo congegnata manovra del destino, si sono ritrovati a calcare gli stessi palchi da membri dello stesso gruppo.

C’è Mauro Ferrara, “la voce di Romagna mia nel mondo”, per il quale, l’ambiente che ha iniziato a frequentare quasi cinquant’anni or sono sembra non essere mai finito, semplicemente essersi messo a riposo: perfettamente sbarbato, capello a spazzola nero corvino, abito impeccabile e scarpe di vernice, pare quasi debba far capolino Raoul Casadei dalle sue spalle dopo ogni nota lunga.

Ecco poi Moreno Conficconi, clarinettista e sassofonista, chitarrista, tastierista e soprattutto showman, a capo dell’Orchestra Casadei per una decina d’anni tra i ’90 e i primi 2000, sotto il cui caschetto biondo hanno presto iniziato a fremere idee di superamento del liscio pur mantenendosi ad esso amorevolmente fedeli.

Infine Mirco Mariani, i capelli arruffati, la barba di più, diplomato in contrabbasso al Conservatorio, batterista jazz in quel di Bologna, turnista per nomi del calibro di Vinicio Capossela ed Enrico Rava, collaboratore e amico di Jimmy Villotti e Paolo Fresu. Lui, dal liscio, ammette candidamente di essere scientemente fuggito: una musica eccessivamente generalista per lui, così giovane, con tentazioni avanguardistiche e sperimentali. Ma poi, forse anche perché figlio di grandi fan di Mauro Ferrara, ha fatto ciò che probabilmente già era stato scritto anzitempo sul libro della sua vita: è tornato a casa. Guardato certo con disapprovazione dai puristi del folklore romagnolo perché la sua non vuole essere un’operazione di rievocazione vintage e nostalgica, tutt’altro: qui si parla di modernariato, meglio ancora, utilizzando le sue stesse parole, di etnografia postmoderna.

Cosa infatti può aver spinto Peter Pichler, musicista tedesco d’avanguardia, virtuoso – più probabilmente l’unico in grado di farlo suonare – del Trautonium, strumento straniante come solo può esserlo stato l’Intonarumori di Luigi Russolo agli inizi del Novecento, a portarlo per la prima volta in Italia – a Sanremo 2021 – non accompagnando un gruppo sperimentale ma un’orchestra romagnola, per quanto sui generis, e sibilando le prime note di “Romagna mia”, se non la convinzione che la vera avanguardia è la riproposizione delle proprie radici, magari sotto forme diverse ma mantenendone inalterati i contenuti?

Extraliscio è punk da balera (su questo genere il titolo del film-documentario di Elisabetta Sgarbi, 2020, che narra, romanzandola, la genesi di questo sogno) perché il punk è la musica iconoclasta per antonomasia. E questo complesso di pazzi savi è davvero quanto di più iconoclasta la musica italiana abbia prodotto da anni e anni a questa parte. Un gruppo formato innanzitutto da individui che non sono tenuti a conformarsi agli altri, al contrario: quanto più pare esserci incomunicabilità, meglio è!

Mauro Ferrara, con la sua voce pulita e tonante, è il liscio; Mirco Mariani, con le chitarre distorte ai limiti della cacofonia e i suoi strumenti avveniristici ma che sanno al contempo di antico, è l’extra; Moreno il Biondo, col suo clarinetto in do, funge da collante tra queste due galassie pareva inconciliabili ma che a braccetto sembrano procedere benissimo.

Non ultima la presenza, nell’organico del gruppo allargato, di virtuosi: delle balere e dei locali rock, del bel canto e dello sgraziato.

Extraliscio è l’unico progetto musicale italiano che non poteva uscire dalla testa di un musicista” chiosa Mariani. Ed è così: è nato – sì come natura chiama – da due donne, Riccarda Casadei, editrice musicale, ed Elisabetta Sgarbi “Betty Wrong”, operatrice culturale a tutto tondo che, per amore della sua creatura, s’è fatta pure discografica!

Già usciti dalla Romagna, gli Extraliscio stanno iniziando a pensare a come portare il loro punk da balera alla conquista del mondo. E tra progetti di tournée nelle balere (“Riportare il liscio ai giovani vuol dire riportare i giovani nelle balere […] Non i giovani vecchi, proprio i giovani giovani”) e la coraggiosa iconoclastia che fa loro de-ritmare canzoni da ballo affinché se ne possa fruire anche da fermi, comodamente in poltrona, una carrellata di immagini, in bianco e nero e a colori, ci fa comprendere quanto importante sia l’aspetto visivo, nel liscio: oltre che a sentirla suonare, l’orchestra la si andava anche a vedere.

Il liscio non è un genere musicale, si diceva in apertura. No, ci viene in aiuto Moreno Conficconi, è un tempo, il tempo liscio. Che scavalca la cronologia e pone sullo stesso piano temporale Secondo Casadei, gli Extraliscio e chi verrà dopo ancora.

Alberto De Marchi

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Mauro Ferrara, Moreno Conficconi, Mirco Mariani, “Extraliscio: una storia punk ai confini della balera”; La Nave di Teseo, 2021, 146 pagg., 19 euro

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