È un romanzo sui generis Ballata per le nostre anime, di Mauro Garofalo. Perché rileva da subito il suo esito cruento.
In una mattina del 13 luglio 1914 Simone Pianetti, onesto lavoratore, padre di famiglia, massacra a fucilate sette abitanti del suo paese, cinque uomini e due donne, per poi fuggire sui monti e varcare il confine francese. Simone Pianetti non venne più trovato, a tutt’oggi per la legge italiana è un condannato in contumacia.
Il plot narrativo è manifestamente esibito già nel preambolo, per cui oggetto della narrazione diventa l’analisi del perché e del come un uomo (dopotutto assennato e padre di famiglia) arrivi a un epilogo tanto tragico; la trama è inframmezzata dalla mesta autorievocazione post mortem degli assassinati, che si riannoda a un illustre precedente letterario: l’Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters.
La vicenda prende le mosse da una piccola cittadina rurale, uno sperduto paesino nel cuore della Val Brembana, dove la gente semplice sopravvive di agricoltura e allevamento. La famiglia Pianetti, all’epoca del nonno, si era appropriata di un terreno e di una sorgente d’acqua. Quel terreno lo avevano sapientemente coltivato, ispirando da subito l’invidia di alcuni compaesani perché attraverso quell’appropriazione i Pianetti avevano ottenuto più degli altri: erano divenuti dei notabili. Quanto li distingue li aveva resi sospetti più di altri agli occhi dei potentati dell’epoca.
Il nipote Simone cresce con la passione della caccia per il camoscio, cosa per cui è conosciuto in tutta la valle. È sfrontato, ardito, sognatore, non va d’accordo col padre autoritario né sopporta la vita grama di campagna, gli va stretta la psiche ottusa dei paesani che è quasi sempre perfidia e calunnia. Dopo il servizio militare in cui si distingue come tiratore scelto, ricevendo dal Re un encomio formale ed una carabina, decide di emigrare: se ne va in America.
L’America però lo delude, lo sfruttamento del lavoro è gravoso, la repressione delle prime lotte sindacali è spietata e terribile. Alla fine è costretto a scappare e a rimpatriare per non essere arrestato durante uno sciopero spontaneo.
Comincia a profilarsi in Simone una constatazione: rifarsi una vita libera e dignitosa, è una impresa dappertutto. Simone comincia a capire che il mondo è un inferno ovunque vada. Ovunque vada il potere si mostra arbitrario e appannaggio di pochi. Ma Simone è un uomo tenace, duro come il padre e il nonno, non si fa intimidire. Dapprima apre una locanda che funziona anche da spaccio alimentare.Quando una cospirazione cittadina lo fa fallire, apre un mulino. Le malelingue però lo inseguono dappertutto, l’invidia non gli lascia requie. Il medico, il giudice e il parroco del paese, sono i principali istigatori di una implacabile congiura, che lo condurrà prima al fallimento della locanda poi del mulino che aveva in gestione. La sua famiglia rischia l’indigenza e un figlio muore per una diagnosi errata quanto superficiale.
Questo romanzo di Garofalo ricorda due illustri precedenti letterari. Da una parte I racconti dell’Ohio di Sherwood Anderson, per la decostruzione dell’American dream; dall’altro la già citata Antologia di Spoon River, con cui si raccorda per la libertà del ritmo e per l’incrocio delle voci, nel tentativo di catturare la vita umana descrivendo le vicende di un microcosmo (lì era una piccola cittadina rurale americana, qui uno sperduto paesino nel cuore della Val Brembana).
Una “ballata”, dichiara subito il titolo. Una danza di fantasmi, aggiungeremmo noi.
Certo in Simone Pianetti fa capolino l’alone del ribelle, del precursore della modernità contro la palude retrograda della borghesia latifondista e della Chiesa di Pio IX avversa all’Unità italiana. Mostra tutta l’intransigenza dell’individuo dotato e capace di intrapresa, che nulla può contro la forza soverchiante e costrittrice del dominio, contro l’infamia dell’ignoranza e del pregiudizio sociale. In lui c’è la disperazione di chi ha tentato tutto per farcela, rimbalzando ogni volta contro un muro di gomma – tratto distintivo della mediocrità italiana, per cui chi eccelle va neutralizzato, sgominato neanche fosse un eversore, oppure costretto a emigrare.
Le gesta del Pianetti non hanno smesso di viaggiare di bocca in bocca tra gli abitanti delle valli, come fossero quelle di un cavaliere dell’Apocalisse lanciato contro il putridume dell’immobilismo, il privilegio dei pochi, il tarlo del conformismo e della rassegnazione.
Un libro che rimane incancellabile nella mente, Ballata per le nostre anime. Fa riflettere, indica diagnosi, eziologia e una prognosi possibile, che non può non esimersi da una cura cruenta e liberatoria, se davvero si vorrà cambiare.
«Erano sette e li ho uccisi.»
Marcello Chinca Hosch
Recensione del libro Ballata per le nostre anime di Mauro Garofalo, Mondadori 2021, pagg. 348, € 19,50