La scrittura è un continuo andirivieni fra prove diurne, in cui si narrano i propri principi etici o si prega il proprio Dio, e quelle notturne, ovvero l’infernale ambito in cui l’umano ascolta e imita ciò che ordinano i demoni che si è allevato in testa, ovvero i fratellastri incogniti che albergano nella prigione del suo inconscio. Spesso questi demoni smentiscono la preghiera trascendente e diurna verso i valori che amministrano il quotidiano. Molti autori hanno descritto queste due modalità in conflitto dove una menzogna distruttiva e diabolica tradisce e nel contempo svela la volontà di limpida conoscenza. Pochi invece si sono espressi sulla scrittura pomeridiana di teste di (…) che a leggerli ti viene voglia di prendere una mazza da baseball per dire come stanno le cose. Questa è la solita domanda che (mi) pongo: perché il Capitale nell’epoca migliore per l’umanità, cioè questa, si serve per esprimersi di mediocri scriventi pomeridiani?