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Michel Leiris

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Ho appena compiuto trentaquattro anni, la metà della vita. Fisicamente sono di corporatura media, piuttosto piccolo. Ho capelli castani tagliati corti per evitare che appaiano ondulati e per paura che si sviluppi una minacciante calvizie. Per qel che posso giudicare, i tratti caratteristici della mia fisionomia sono: nuca molto dritta, che cade verticalmente come una muraglia o una scogliera, contrassegno classico (secondo gli astrologi) delle persone nate sotto il Toro; fronte alta e piuttosto a bozze, con le vene temporli esageratamente nodose e rilevate. Questa ampiezza della fronte (sempre a detta degli astrologi) è in rapporto col segno dell’Ariete; ed effettivamente io sono nato il 20 aprile, cioè al confine tra i due simboli del Toro e dell’Ariete. I miei occhi sono bruni, con l’orlo delle palpebre abitualmente infiammato; la mia cera è colorita; con mia vergogna, ho una fastidiosa tendenza ad arrossire e ad avere la pelle lucida. Ho le mani magre, molto pelose, co vene molto marcate; i miei due medi, incurvati verso la punta, denotano forse qualcosa di molto debole o molto sfuggente nel mio carattere.

Età d’uomo

Traduzione di Andrea Zanzotto

Il libro è stato pubblicato da Arnoldo Mondadori nel 1980.

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L’introduzione a questo libro si intitola, sintomaticamente, La letteratura considerata come tauromachia, parla di un autore che nel costruire la sua autobiografia è giunto a un vero e proprio “Teatro della crudeltà”. Leiris, classe 1901, fu anche etnologo, diresse il dipartimento dell’Africa nera del Musée de l’Homme, scrisse Biffures, Fourbis, Fibrilles, La règle du jeu.

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