La partita più violenta che si ricordi nella storia del calcio la giocano un carnefice (la squadra argentina dell’Estudiantes, campione del Sudamerica) e una vittima (il Milan campione d’Europa), anche se alla fine della contesa (3 a 0 per il Milan a San Siro, 2 a 1 per l’Estudiantes a Buenos Aires) sarà lo squadrone rossonero guidato da Nereo Rocco ad alzare meritatamente la Coppa Intercontinentale del 1969, che sigilla anche il primo pallone d’oro italiano vinto da Gianni Rivera, capitano e bandiera di quella squadra mitica. Dopo la secca sconfitta subita nel match di Milano, per la gara di ritorno l’Estudiantes pianifica senza mezze misure una vera e propria caccia all’uomo, trasmessa per la prima volta in diretta tv mondiale grazie al satellite.
Curiosità: tra le fila argentine giocano (si fa per dire) Carlos Bilardo, futuro allenatore dell’Argentina campione del mondo 1986, e Juan Ramon Veron, padre di Juan Sebastian, la cui carriera si legherà al calcio italiano con le maglie di Parma, Lazio e Inter.
Le immagini della partita, sgranatissime per via della tecnologia preistorica, sono visibili in versione integrale su YouTube, e si può perfino scegliere tra il commento di Niccolò Carosio e quello del telecronista sudamericano.
È l’apice del Milan “casciavit”, i tifosi rossoneri rappresentano l’anima popolare e operaia della città, che accoglie e integra una grande massa di immigrati meridionali, e configura una specie di codice spirituale, poetico e visionario; per capirci, quello di Enzo Jannacci e Beppe Viola, di Ugo Tognazzi e “Romanzo popolare”, di Gian Maria Volontè e “La classe operaia va in paradiso”. Un mix strampalato, affascinante, dai contorni umani ben definiti, che identifica una lunga stagione milanese che fonde mirabilmente cabaret, teatro, cinema, canzone d’autore e arti varie. Lo sfondo è quello. E questo libro, forse inconsapevolmente, come tutte le cose “sentite” e non pianificate, ne restituisce uno scorcio col pretesto di una partita di calcio rimasta nella memoria per ragioni extra sportive.
Lo fa attraverso i racconti e le testimonianze di Gianandrea Bungaro, Paolo Madeddu, il Conte Fiele, Andrea Saronni, Luca Pisapia, Comunque Milan, Giovanni Lodetti, Angelo Benedetto Sormani. E con tante belle fotografie in buona parte inedite, scattate da Ubaldo Bungaro (il papà di Gianandrea) che del Milan anni Sessanta è stato il fotografo ufficiale.
MILAN, GLI EROI DELLA BOMBONERA dice tutto quello che accadde quella sera del 22 Ottobre 1969 a Buenos Aires. La storia ha inizio nella camera oscura milanese di Ubaldo Bungaro, quando il piccolo Gianandrea vede per la prima volta uscire dal “bagno” dello sviluppo la fotografia scattata dal padre qualche giorno prima, che ritrae Nestor Combin privo di sensi, col volto tumefatto e la maglia insanguinata, tra le braccia di un attonito Ginko Monti, lo storico medico sociale del club rossonero.
La stampa di tutto il mondo fu unanime nel considerare quella partita una mattanza. Ma intorno all’evento, nel prima e nel dopo, c’anche il racconto del calcio di quel tempo, in campo e sulle gradinate. L’epos prende forma, si anima.
Claudio Sanfilippo
Recensione a MILAN, GLI EROI DELLA BOMBONERA (Milieu Edizioni, Milano), AA.VV. – a cura di Gianandrea Bungaro – Fotografie di Ubaldo Bungaro, pagg. 191, € 22,90.