“Oh, mio papà ha scritto per farmi felice”, è una affermazione a cui tiene molto Neil Gaiman e che gli ha permesso girando il mondo, navigando i sette mari e volando ovunque soprattutto dove fluttuano le idee e risuonano le strofe di appuntare su improbabili foglietti questa rocambolesca storia che è “la zuppa pirata”, illustrata da Chris Riddell, tradotta da Giuseppe Iacobaci, edita da Mondadori e letta con grande spasso e divertimento da me, che sono il capitano della mia casa e da tutta la ciurma che si aggira e si nasconde osservando quel panciuto Long John Scardy, Premiato Cuoco di Mare, chiamare dalla cucina a gran voce e smuovere i suoi abiti e “dalla porta, intrepidi e fieri, ecco che irruppere dei bucanieri”.
Questa accoppiata Gaiman Riddell è capace sempre di tirar fuori dal pentolone dell’immaginazione, che borbotta in un inestinguibile bollore, delle piacevolissime avventure, con personaggi pieni di brio e di dettagli, con occhi furbi o sornioni, figure magre e scattanti, grandissimi pancioni. Davanti al lettore un universo alternativo si anima e le storie sono semplici e semplici sono da raccontare , ma sono buone, sono storie che rimangono sotto qualsiasi tempo e dove si raggruppa una ciurma si possono sentire delle risate e dei grandi “ooh” di stupore. E quando le luci si spengono e la porta si socchiude, leggermente, ancora per qualche attimo prima che inizino i sogni, potremo sentire…. “Arr!!Bambini, via l’ormeggio! Ché si salpa questa sera! / La luna è alta sul bompresso, vento in poppa, andiamo adesso!”.
Abbiamo bisogno di avventure come questa, perché col passare degli anni, qualunque faccia incontreremo, in qualunque posto saremo, o in qualunque situazione, avremo sempre bisogno di una storia da raccontare, per sorridere e tenere al caldo le mani.
Edoardo M. Rizzoli