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Nicola Manuppelli. Domani è un posto enorme. Un’amicizia con Chuck Kinder

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C’è un sentimento che forse per la sua natura estremamente perniciosa non dovrebbe essere menzionato neanche come tale: l’invidia.

Impossibile e (soprattutto) anche forse troppo doloroso star lì a constatare quanti danni abbia prodotto dall’alba dei tempi fino ai giorni nostri. Però, come è normale data la congenita imperfezione che sostanzia l’essere umano, essa pur sempre rappresenta una normale pulsione alla quale non è sempre possibile porre un freno o un rimedio. E dunque, qualche volta e con le dovute cautele, va anche tollerata, non rifiutata, perché fa parte di noi, nonostante tutti gli sforzi che di buona disposizione d’animo possiamo fare per cercare di affrancarcene.

Ecco, si prova una certa invidia leggendo le pagine di “Domani è un posto enorme” di Nicola Manuppelli (Jimenez, 2021, pp. 338, € 22) e, da amanti della letteratura stelle e strisce e dei suoi eroi intramontabili, non si riesce a nasconderla: scoprire infatti che l’autore di questo bellissimo libro abbia avuto un rapporto di così profonda amicizia con un gigante delle lettere come Chuck Alfonso Kinder, non può lasciare indifferenti tutti coloro che, leggendo “Luna di miele” e “L’ultimo danzatore di montagna”, hanno riso, pianto e sognato. Come non può non scuotere i precordi del cuore di ogni vero “americanista” venire a sapere che, grazie a questa stessa amicizia, Manuppelli abbia avuto non solo la sfacciata fortuna di venire a contatto con altri riconosciuti maestri della narrativa contemporanea come Lee Maynard, Robert Ward o Richard Ford, ma anche di aver potuto condividere con loro qualche picaresca, indimenticabile avventura.

Confessata senza troppa reticenza questa “magagna” di partenza, si è però anche subito portati ad intuire l’importanza di un’opera simile, che ci fa finalmente conoscere da vicino uno scrittore e un uomo la cui statura, qui in Italia, è ancora troppo spesso marginalizzata rispetto alla sua effettiva grandezza e la cui fama è ancor oggi troppo legata alla sua in parte tempestosa (ma in ogni caso sempre stra-ordinaria) amicizia con il luminoso Raymond Carver. A proposito di questo rapporto, del quale si parla ampiamente anche in queste pagine, sono stati scritti fiumi di inchiostro e molti sanno che ha anche ispirato un pregevole romanzo di Michael Chabon, “Wonder Boys”, poi divenuto nel 2000, con lo stesso titolo, un buon film diretto da Curtis Hanson e interpretato da Michael Douglas (la pellicola, tra l’altro, con “Things have changed” di Bob Dylan si è aggiudicata il Premio Oscar alla miglior canzone). Troppo poco, invece, si sapeva di Kinder e, divorando (perché questo accadrà) “Domani è un posto enorme”, si riesce a capire quanto delittuosa sia stata tale ignoranza. Perché davvero la sua parentesi artistica, umana e intellettuale si è fregiata di tutti i paradigmi che riconducono ad una vera unicità. E se per accertarsi della bontà della sua penna basta in fondo -e in ogni momento, come accade per ogni vera stella- accostarsi ad uno dei suoi capolavori, per scoprire la persona al di là dell’aura che lo circonda, c’era bisogno di conoscere tanti altri aspetti. Ed è esattamente su questo che si concentra il lavoro di Manuppelli, il quale ci guida nella dimensione quotidiana e più informale di Chuck Kinder, fatta non soltanto delle alcolicissime e scatenate feste che, già in vita, lo consegnarono alla leggenda o gettando luce su quella irripetibile “scena” narrativa che a Stanford si sviluppò intorno a lui, ma raccontando anche la grazia e l’affetto con la quale questo fuoriclasse trattava studenti e amici, la bontà sempre disinteressata che mostrava nei confronti di tutti gli aspiranti scrittori o degli scrittori in fase di stallo creativo e in cerca di un incoraggiamento, l’amore incondizionato per la sua Diane, anche lei personaggio pirotecnico e fuori da qualsiasi schema, e la predisposizione sempre genuinamente costruttiva nei confronti delle sue giornate e del suo destino.

A questa appassionata ricostruzione di fatti importanti e minuti riguardanti l’amico, si lega poi indissolubilmente il racconto della personale, avventurosa odissea vissuta dall’autore, per il quale l’incontro prima virtuale e poi de visu con il romanziere del cuore mette in moto una inarrestabile serie di cambiamenti che, un passo dopo l’altro, lo trasformano in un uomo nuovo. Anche in questo caso, la narrazione risulta frizzante, piena di verve, facendo slittare la traiettoria del libro dai confini del semplice memoir di un biografo che sta cercando di mettere insieme una specie di monografia su Kinder, in una dimensione quasi da romanzo autobiografico puro.

L’intersecarsi continuo di questi due piani viene reso infine ancor più intrigante e variegato da qualche altra simpatica trovata in bilico tra la fiction e la vita vissuta che arricchisce “Domani è un posto enorme” di un senso ulteriormente “letterario”, senza contare che Manuppelli in queste pagine, oltre a celebrare il suo eroe, tira fuori spesso anche una serie di divertenti, a volte esilaranti aneddoti che riguardano i suoi colleghi più folli, trasformando il libro in un imperdibile fonte di stimolo a scoprire nuovi autori o a rafforzare la propria passione nei confronti di qualcuno che si ama già (nel caso del sottoscritto, il fuorilegge per excellence della narrativa americana James Crumley).

Date retta: da non perdere!

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