Due strade divergevano nel bosco e io – io ho preso quella meno battuta e questo ha fatto tutta la differenza.
Questi versi di Robert Frost sono scritti, anche se non si vedono, ovunque viva uno scrittore, ovunque viva un poeta, ovunque vivano una donna e un uomo che portano avanti la faticosa storia delle parole proprie o di quelle di qualcun altro, sentendo le stesse ferite e gli stessi desideri.
Rossella Nicolò e Giancarlo Cavallo sono come quei cavalieri seduti intorno a un tavolo nei romanzi di Walter Scott o nelle trincee isteriche dell’Ariosto, quando per recuperare la ragione si volava sulla Luna e dove, furibondi d’amore perduto, si distruggevano, con la spada, alberi interi.
Traducono, scrivono poesie, fanno ricerca. Il loro è un atto d’amore purissimo, che non chiede nulla indietro.
Lo scorso autunno Rossella mi raccontò che aveva dei versi, che c’era una poeta libanese che in Francia è molto nota, ma che da noi non è ancora stata pubblicata.
Cercava un editore che volesse accogliere questi versi che lei e Giancarlo avevano tradotto. Erano pronti persino a regalare il loro lavoro pur di vedere stampate, e non perdute, quelle parole che sentivano così preziose. Provai a fare un paio di telefonate, per sentirmi dire quello che, purtroppo, già sapevo, ovvero che la poesia non vende e che non c’era molto interesse.
Lei e Giancarlo non si sono dati per vinti, proprio come quei cavalieri, e hanno continuato a cercare, fino a trovare l’editore Gattomerlino che ci ha creduto, dando vita a una raccolta estremamente delicata dal titolo Il tempo muore delle sue ferite.
Nohad Salameh, fin da giovane, viene considerata una stella del surrealismo orientale. Conobbe il poeta Marc Alyn e lo sposò. Le sue pubblicazioni sono innumerevoli, così come i premi.
In altre sedi ho scritto che tutte le persone che ambiscono a scrivere pagine proprie, dovrebbero leggere molta poesia. I poeti sono più arditi, più inusuali, degli scrittori e hanno il senso dell’esatto. Quando un poeta è veramente grande, è capace di creare immagini di una precisione abbacinante.
A pagina 37 di questa raccolta trovo:
Ai tuoi piedi
depongo un’alba di porcellana…
che a me sembra un modo davvero preciso di raccontare quella luce che è propria del giorno che nasce.
Oppure quando scrive:
Ormai
i suoi occhi socchiusi
conoscono molti segreti
del sonno delle rose.
Questa immagine mi suona meravigliosamente capace di raccontare una certa malinconia.
Ci sono dei libri minuscoli che ho incontrato davvero per caso, scavando nei cassettoni dei libri usati, oppure consegnati nelle mie mani da amici silenziosi e fidati, libri che sono ormai da tutta la vita insieme a me, sfogliati con sempre rinnovato piacere. C’è una raccolta di Peguy, per esempio, L’arazzo di nostra signora, un libro anche questo di poesie, di poesie cattoliche, che raccontano drammi di una vita, drammi enormi, come la perdita di un figlio. Questo libro dalla copertina nera, con sopra una strada e delle ombre, mi siede vicino da quasi vent’anni. In ogni casa dove sono finito, questo libro c’era.
Così adesso, il mio passo nel mondo avrà un nuovo compagno o meglio, mi piace pensare ai libri cha amo come alle lattine legate dietro alle auto degli sposi, qualcosa che io tengo legato alle caviglie il cui rumore di festa, solo io sento.
Pierangelo Consoli
Il tempo muore delle sue ferite, Nohad Salameh, Edizioni Gattomerlino, Pp. 76, Euro 14.
Pierangelo Consoli