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Non ero con voi

Non ero con voi quando avete inventato la guerra.

Non ero con voi quando avete iniziato a scrivere libri con cose che non avrebbero dovuto neppure essere pensate.

Non ero con voi quando avete inventato la TV per diventare più stupidi.

Non ero con voi quando avete iniziato a scommettere somme enormi sullo sterminio degli uomini.

Non ero con voi perché mentre facevate questo ero lì, a guardare, a chiedervi di smetterla ma non ascoltavate”.

<<Ti piace?>> mi chiede Davide mostrandomi questo pensiero.

Lo guardo, ci penso un po’ e poi annuisco.

<<Secondo me hai centrato il punto>> gli dico e aggiungo: << potrebbe essere molto vicino a quello che Dio pensa di noi oggi>>.

<<Era appunto quello che volevo dire>>.

Credo che abbia ragione anche perché questo è uno dei momenti più difficili che abbiamo vissuto da trent’anni a questa parte, crisi continue, caos ovunque e adesso anche il rischio di guerre come non se ne sono mai viste prima.

Gli chiedo: <<Ma secondo te qual è il motivo di tutto questo rotolamento verso valle dell’umanità?>>.

<<E chi lo sa, i motivi sono tanti, uno dei principali è la perdita di cultura ma non di cultura nel senso di nozioni, di cultura nel senso di coltivazione della propria capacità di apprendere>>.

<<Intendi dire che non siamo più in grado di apprendere da soli?>>

<<Più o meno, intendo dire soprattutto che oggi difficilmente anche le persone più istruite sono capaci di sviluppare la libertà di pensiero>>.

<<Cosa intendi con libertà di pensiero, intendi la libertà di esprimersi liberamente?>>

<<La libertà di esprimersi è una conseguenza della libertà di pensiero ma la libertà di pensiero è qualcosa di più>>.

<<La libertà di pensiero è la capacità di poter decidere liberamente che cosa pensare, è la capacità di scegliere che cosa pensare ma anche quella di controllare il proprio pensiero senza farsi controllare da lui>>.

<<Se noi riusciamo a controllare il nostro pensiero saremo in grado anche di contrastare coloro che ci influenzano tramite diverse forme di manipolazione, come per esempio la pubblicità>>.

<<Ma è possibile veramente?>>

<<Certo che è possibile, una volta lo era molto di più e alcune tecniche di meditazione facevano parte della nostra cultura. Soprattutto per quanto riguarda persone di cultura più elevata>>.

<<Mi puoi citare qualcosa a proposito?>>

<<Certo, per esempio, penso alle “Regole sul discernimento degli spiriti” negli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola>>.

<<Di che cosa parlava?>>

<<Parlava della capacità dell’uomo di analizzare i propri pensieri per comprendere la differenza tra i pensieri di origine buona e positiva e i pensieri di origine negativa e malvagia>>.

<<È una sorta di autoanalisi?>>

<<Si tratta di un ragionamento con il quale le persone possono fare quotidianamente un esame di coscienza per capire se si stanno comportando bene o male ed è una pratica utilissima quando si devono prendere delle decisioni importanti. Non c’è solo questo però>>.

<<Cosa vuol dire?>>.

<<Voglio dire che c’è molto altro. Pensiamo ad esempio ai monaci di clausura con il voto del silenzio che hanno sostituito la preghiera mentale a quella vocale. Se ci pensiamo bene anche noi possiamo pregare mentalmente ogni giorno quando vogliamo>>.

E inizia a spiegare: <<Ad esempio quando scendiamo dalla macchina per andare al lavoro possiamo decidere di recitare mentalmente la tabellina del tre oppure un Ave Maria e un Padre Nostro>>.

<<Quando lo facciamo stiamo semplicemente decidendo che cosa pensare, e questa capacità di decisione può estendersi sempre di più a seconda del nostro allenamento>> dice e prosegue: <<Più siamo allenati più siamo in grado di decidere quello che vogliamo pensare, allo stesso tempo però bisognerebbe mantenere la semplicità e la spontaneità quanto più possibile>>.

<<Ma allora a cosa serve decidere a che cosa pensare?>>

<<Il nostro cuore ci parla spesso e molte volte sentiamo le persone che con lunghi ragionamenti ci vorrebbero convincere a fare cose che non vogliamo quando dentro di noi sappiamo benissimo che queste cose non sono buone.

Decidere cosa pensare può consentirci di mantenere l’ancora del proprio bene senza farsi distogliere dagli inganni>>.

<<Mi fai altri esempi?>> chiedo.

<<Quando gli altri, per esempio, ci provocano questo ci consente di non farci trascinare dalla rabbia perché non solo comprendiamo l’intenzione altrui ma siamo in grado di essere terzi alle vicende del nostro Io che è l’unico che può ferirsi>>.

<<Ma a cosa serve alla fine controllare il proprio pensiero?>>.

<<Principalmente serve a controllare e a guidare sé stessi in un mondo che è sempre stato e sarà pieno di difficoltà. E poi se non controlliamo e non guidiamo noi stessi come possiamo pretendere, se ce ne fosse il bisogno, di guidare gli altri?>>.

<<Sei sicuro che questo sia utile?>> chiedo.

<< Penso che oggi sia difficile trovare persone che abbiano sia la capacità di intendere che quella di volere, spesso anche persone di alta cultura potrebbero spiegarci molto educatamente di non essere più in grado di esprimere il più semplice atto di volontà>>.

<<Ora non esagerare>>.

<<Non esagero. Molte malattie derivano anche da questo>>.

Quello che mi dice potrebbe anche essere vero e comunque ne sembra sinceramente convinto e continua: <<Un allenamento come quello del discernimento degli spiriti potrebbe rafforzare l’animo e la volontà di tutti>>.

<<E quindi?>>.

Mi guarda divertito mentre con la mano si accarezza il mento e poi dice: <<Quando stiamo male facciamo spesso brutti pensieri>>.

<<E questo che pare ovvio, cosa vorrebbe dire?>>.

<<Pensa che potremmo eliminare tutti i brutti pensieri se fossimo in grado di riconoscere e selezionare il bene. Ma per fare questo dovremmo essere in grado di decidere cosa pensare>>.

Questa idea di selezionare il Bene come se si potesse sceglierlo da un menu a tendina è molto digitale e devo dire che mi piace.

<<Ma come si fa a distinguere il male dal Bene?>> gli chiedo.

<<Il Bene richiede più impegno perché il Bene è convivenza e accoglienza degli altri>> ribatte.

<<Per te è questo il motivo per il quale Dio non è con noi e noi non ascoltiamo Dio?>> gli chiedo.

Si volta a guardare l’orizzonte poi fa un respiro e dice:

<<Sono cose troppo complesse per capirle in una vita sola ma forse se decidessimo di pensare il Bene e resistessimo alle tentazioni dell’Io, alla fine, la nostra volontà e quella di Dio potrebbero coincidere>>.

<<E se non fosse così?>> ribatto.

<<Poco male comunque>>.

<<Perché?>>.

<<Se non dobbiamo aver paura del male perché dovremmo temere il Bene?>>.

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