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Nona Fernandez. Voyager

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Voyager di Nona Fernandez è un testo di rarissima bellezza. È un libro senza definizioni, saggio o memoir, inno d’amore o diario di ricordi e avvenimenti. Per me è stato il libro che avrei voluto scrivere, un testo evocativo che traballa tra la memoria e gli immensi vuoti dell’universo; costantemente riempiti dagli slanci cognitivi ed emotivi dell’autrice cilena. Abbiamo diverse cose in comune io e Nona Fernandez. Abbiamo paura della dismemoria, della dimenticanza, dei nostri amori che sfumano fino a palesarsi in immagini, icone, e poi in scarabocchi sbiaditi. Tracce di inchiostro sulle pagine della vita. Ho perso mio nonno nello stesso momento in cui l’Alzheimer si palesò nella sua fase più acuta, e che significa dire addio a qualcuno che non conosce più il tuo nome? Che significa lasciarsi andare mentre le mura che ti hanno protetto per ottant’anni sono anonime e spaventose, come tutte le persone con gli occhi lucidi di lacrime. Si può lasciare questa vita ancor prima di morire. Nona Fernandez non mi conosce, ma leggendo Voyager io mi sono sentito sempre più vicino a lei. A questa donna per me misteriosa e dolcissima, folle come astronauti che ballano sulla cintura d’Orione.

Anche Nona Fernandez esplora l’amore e il dolore, attraverso sua madre e le visite neurologiche. L’autrice si immerge nei vuoti di memoria di sua madre quando sviene, di quei ricordi dimenticati che tuttavia sono archiviati in uno spazio del nostro cervello. La città proibita della nostra prigione cranica. La disconnessione dal mondo reale allo stato di non-conscienza è il casus belli per mettere in atto una concatenazione straziante di figure retoriche, simbolismi e allegorie tra memoria e spazio. Il primo è l’amnesia come buco nero, un evento doloroso per la madre dell’autrice, di più degli eventuali traumi fisici. E forse noi figli non siamo altro che satelliti spediti dall’amore a captare tutto quello a rischio:

Le Voyager sono due sonde esploratrici lanciate dalla NASA

nel 1977. Diversi bracci e antenne spuntano dai loro corpi

conferendogli un curioso aspetto d’insetto cosmico. Una sofisticata

struttura adibita a contenere fotocamere, sensori luminosi,

radar sonori, vari strumenti che misurano e interpretano

la temperatura, il colore, le onde al plasma, l’energia delle

particelle. Le Voyager sono equipaggiate per essere due perfette

cacciatrici. Il loro compito e registrare. Archiviare frammenti

di memoria stellare.

Le stelle brillano, esistono, muoiono, comunicano con gli esseri umani con la stessa singolarità dei ricordi e dei percorsi neurali. Lo stesso cervello ha una natura (chimica e strutturale) similare al cosmo. Cervello e universo manifestano la presenza degli assoni, grovigli di materia che trasmettono i segnali base e memorizzano i dati. Gli assoni cerebrali sono avvolti dalla mielina, una materia bianca composta da elementi che favoriscono le funzioni mnemoniche ed evitano pericolosi contatti tra gli assoni che provocherebbero cortocircuiti. In egual misura con medesime componenti chimiche, come il silicio, gli assoni dell’universo e delle stelle sono avvolti dalla materia oscura in cui fluttuano sostanze identiche alla materia bianca del cervello umano. Un’altra similitudine è l’analisi con le microonde del “fondo cosmico”, l’eco del Bing Bang. Infatti se mettiamo in sovrapposizione le tracce visive delle fluttuazioni delle onde cosmiche a quelle immesse dal cervello vedremo combaciare il tutto. Cervello e universo sembrano essere costruiti su modelli identici e per questo che lo studio di Nona Fernandez tra il cervello della madre e le sue amnesie e la memoria stellare è perfettamente coerente con le strutture della natura.

Nel cervello di mia madre c’è un gruppo di stelle che formano

una costellazione il cui nome è quello del ricordo

affettivo che le accende.”

Voyager poi diventa politico e sociale, anzi civile e senza mai snaturare la cronaca cosmo-familiare. Da Pinochet alle famiglie spezzate dalla guerra, alle mogli senza un marito da seppellire fino agli spiriti dei defunti che in simbiosi continuano a vivere nei corpi celesti. Voyager è un qualcosa di così unico, raro e prezioso che non va soltanto letto ma custodito per farlo conoscere ai propri figli. Nipoti. Per farlo conoscere a noi stessi quando dimenticheremo qualcosa.

Cristiano Saccoccia

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Nona Fernandez

Voyager

Traduzione di Carlo Alberto Montalto

Gran Via Edizioni 2021

14 euro

135 pagine

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