Pochi dei suoi lettori possono dimenticare “Sacred Hunger” di Barry Unsworth, co-vincitore del Booker Prize nel 1992. Il romanzo contiene una visione dell’inferno sulla terra, assai differente da qualsiasi altra rappresentazione simile nella narrativa contemporanea, soprattutto perché racconta la crudeltà inimmaginabile della tratta degli schiavi con una prosa ponderata, da vecchio romanzo del 19 ° secolo, con un narratore onnisciente. L’effetto è inquietante. La differenza fra un Barry Unsworth e un David Foster Wallace, è che dove il secondo interiorizza, il primo esteriorizza, preferendo alle paranoie e alle ossessioni l’azione e i fatti. Oggi con “The Quality of Mercy” (319 pp Nan A. Talese / Doubleday. 26,95 dollari) Unsworth ci offre un sequel di quel romanzo, partendo dai temi e dalle atmosfere con cui ci aveva lasciato.
(John Vernon, The New York Times, 25 gennaio 2012)