Maria Teresa Carbone riprende l’idea di Samy Alim, direttore del Center for Race, Ethnicy and Language all’Università di Stanford, che dalle pagine del New York Times propone di rivedere il significato del verbo “occupy” alla luce delle nuove proteste di politica progressista che lo svuotano del contenuto militare e violento. “Occupy Language potrebbe sostenere le campagne contro l’uso di termini peggiorativi e discriminatori da parte dei media in riferimento agli immigrati sans papier… Un movimento linguistico critico e progressista capace di mettere in luce quanto il linguaggio venga utilizzato come strumento di controllo sociale, politico ed economico”. Nell’articolo di Carbone è citato anche l’intervento di Mary Beard, classicista che dalle pagine della New York Review sostiene che “le lettere classiche sono in declino per definizione” e che “per salvare i classici dall’oblio bisogna contare quante persone ritengono che lo studio del latino e del greco sia una competenza importante e per la quale e dunque giusto spendere risorse economiche”.
(Maria Teresa Carbone, il Manifesto, pag. 11, 31-12-2011)