Quando nasci in una cittadina del Sud le regole sono diverse dal resto dei luoghi. Quando nasci in una cittadina del Sud e sei una donna vi è un codice comportamentale che cresce insieme a te e con il quale dovrai fare i conti per tutto il resto della vita. Non è possibile cambiare le cose, puoi solo scegliere da che parte stare: puoi essere una ragazza per bene oppure una cattiva ragazza. Clara, nata a Caserta, ha scelto la seconda opzione: non sarebbe stato possibile per lei sottostare a delle regole incomprensibili che limitassero la sua libertà.
Lo capisce da quando adolescente cerca di trovare la sua strada ma si rende conto che non avere molta scelta, sarà il luogo in cui vive a scegliere per lei.
Olga Campofreda racconta nel suo romanzo “Ragazze perbene” (edito NNE editore, 2023, 224 pp., 18 euro) la vita di Clara tramite la storia delle donne della sua famiglia. Donne che hanno messo da parte i loro sogni, le loro inclinazioni e forse, ciò che è peggio, la loro vera essenza per seguire ciò che tutti si aspettano dalle “femmine”: che si sistemino, mettano su famiglia con un uomo rispettabile e crescano figli. Alle donne null’altro è richiesto. Questo il destino di Clara e Rossella, due cugine che intraprendono però strade diametralmente opposte: Rossella, completamente conformata al suo ruolo di ragazza per bene, ha vissuto una vita apparentemente priva di sbalzi; fidanzata con Luca da anni e orgoglio familiare, percorre le tappe giuste per diventare una donna ben integrata e accettata in città. Clara invece è sempre stata la ribelle, quella che proprio non ci stava ad accettare certe dinamiche e la sua partenza a Londra all’età di vent’anni è un epilogo che tutti in fondo potevano aspettarsi.
Clara da subito vede il suo percorso già tracciato, un percorso che la porterà ad essere la ragazza che tutti si aspettano che sia. Una ragazza di buona famiglia che ripercorrerà le orme delle donne che l’hanno preceduta. Sua madre, conformata pienamente in un sistema, non sarà capace di accogliere il suo sentirsi diversa da tutto il resto. Non sarà in grado di accogliere e assecondare la ricerca della sua identità, non mettendola in condizione di riconoscersi in quello che è veramente.
La grande delusione arriva una sera quando Clara le confiderà di aver ricevuto una molestia da un uomo rispettabile, un amico di famiglia. Nessuna difesa, nessun istinto materno di protezione, nessuna reazione di sdegno per un uomo maturo che allunga le mani su una ragazzina. È troppo importante quel rapporto per suo marito, così è meglio minimizzare e dimenticare, alle donne viene insegnato anche questo.
A Londra Clara si sentirà libera dal suo passato che, in qualche modo, cerca di trasformare in un ricordo sbiadito. Un ricordo chiuso in un cassetto della mente fino a quando, dieci anni dopo la sua partenza, sua cugina Rossella la inviterà al suo addio al nubilato. Sarà in quell’occasione che tutti i ricordi affioreranno alla mente: le sue vecchie amiche, le sue insicurezze di adolescente, il rapporto con sua cugina che negli anni si è distrutto.
L’autrice si chiede come sarebbero state le loro due esistenze se vi fosse stato un immaginario sliding door, come sarebbe stata la vita di Clara se fosse stata lei la ragazza per bene. Per una volta si sarebbe sentita accettata, lontana dal giudizio ma soprattutto sarebbe stata guardata da Luca, con cui in adolescenza ha intrapreso un’amicizia clandestina, con gli stessi occhi con cui guardava Rossella.
Questa è una storia che racconta il coraggio di essere ciò che si è, senza alcun condizionamento. È la storia di Clara che guarda in faccia le proprie debolezze senza la paura di cambiarle e di provare ad essere finalmente sé stessa, riconoscendo in una partenza una fuga da ciò che non era riuscita ad affrontare. È anche la storia di Rossella, costretta in un ruolo che la vede reprimere profondamente il suo essere. Una verità che non verrà mai fuori, tenuta celata nelle pagine di un diario segreto che mostrerà quanto forte fosse il suo desiderio e con quanta altrettanta forza lei lo abbia distrutto per divenire quello che avrebbe dovuto essere da sempre: la moglie di Luca.
“Quante persone siamo stati dall’ultima volta in cui abbiamo provato a essere noi stessi? L’adolescenza è un territorio infame da cui nessuno esce mai vivo, e noi di certo non abbiamo fatto eccezione”
Nancy Citro