Ci sono esistenze senza vita. Respirano come tutti, ma non hanno l’alito febbricitante della libertà. Non la conoscono e se l’hanno vissuta, poi, gli è stata negata. Il potere, quello fondamentalista di alcuni Paesi, cancella lo sguardo verso l’orizzonte. La speranza non fa più parte del futuro, annichilita dall’essere ostaggio di una forza armata che controlla anche la nascita di idee sovversive. Il coraggio detta la linea da tenere e il ripiego di un’esistenza senza vita rappresenta la salvezza. Lo sanno bene le donne afghane. Prima del 15 agosto 2021 a Kabul chi si era emancipata, chi studiava, chi stava assaporando il proprio futuro sulla base di una vibrante speranza di un cambiamento che le avrebbe riguardate direttamente, si è vista costretta a spegnere la luce del domani. La vita filtra dalle strette fessure del burqa e i desideri si abbandonano alla notte. Le donne diventano prigioniere di una persecuzione antica che le vuole prive di qualsiasi libertà e sottomesse, soprattutto, agli uomini. Diventare solo mogli e madri costituisce il lasciapassare per la vita. Non ci sono alternative. Alle donne è negato il diritto naturale di vivere come desiderano. Chiuse, spiate, seguite, controllate, minacciate, picchiate, violentate, le donne imparano a nutrire la forza della sorellanza, mai addormentata. Può spegnersi il coraggio di diventare e di fare ciò che si vorrebbe, di sentire appieno la libertà in ogni sua sfumatura, ma il proprio pensiero nessuno può strappartelo dalla mente. Esso non potrà mai essere simile alla morte quando l’esistenza passa dalla tenacia di vivere, anche nascoste dal burqa, in casa, dai propri sogni e fantasia.
In questa notte afgana di Pamela Ferlin per Edizioni Piemme (pagine 231; prezzo € 17,90) conosci il dramma della presa di Kabul nel ferragosto del 2021. Il paese è in mano ai talebani. Ognuno cerca di sottrarsi al proprio destino scappando, pochissimi ci riusciranno. La campagna occidentale nel paese è segnata, finita. Gli americani dopo vent’anni di occupazione lasciano il suolo afghano. Sima frequenta l’università, la sua esistenza diventa senza vita. L’unica cosa che può fare è nascondersi come la sua amica Aziza, prossima alla laurea in giurisprudenza. Entrambe hanno una sola speranza: Vittoria, una giornalista italiana che per le donne afghane ha fatto molto e tanto ancora vorrebbe fare. La tragedia è indicibile, la pura alle stelle e il coraggio enorme.
Il romanzo è evocativo, tratta una storia vera. Il libro, ripetitivo nei concetti base, offre un racconto carico di tensione, di attesa. La fibra emotiva e le esperienze di vita, pur forti, sono schiacciate da una traccia sottopelle, che vive nell’anima e che trasuda forza e speranza.
Lucia Accoto