“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, passano le generazioni ma l’incipit più famoso della letteratura non perde il suo smalto. Pare proprio che il destino della famiglia possa essere solo questo: travagliato, stravolto, scombinato.
Padri assenti, padri sbagliati, padri impostori… i romanzi ne sono zeppi ma le storie non si fermano e i segreti, più che un’abitudine, rischiano di diventare “il vero sport di una famiglia”, un album dei ricordi in cui ogni fotografia nasconde una storia diversa. Storie che possono restare sepolte e dormienti nella memoria anni, decenni, oppure riemergere così, all’improvviso. Basta un evento casuale, una coincidenza, un semplice messaggio: “Fernando Lince vive a Cali e vuole conoscerti. Gli ho dato il tuo numero. Ti chiamerà.”
Sembrava un lunedì qualsiasi quando il cellulare di Paola Guevara si è illuminato nel mezzo di una riunione di lavoro. Pensava fosse uno dei soliti messaggi spazzatura di sua madre in cui le rinfacciava qualcosa o le chiedeva dei soldi, invece quelle tre frasi hanno rimesso in gioco tutto. Anni di memorie ormai date per scontate che all’improvviso riaffiorano prepotenti e rimettono in gioco ogni cosa: chi è suo padre? Franco Iannini, il compagno con cui sua madre scappò più di trent’anni prima o Fernando Lince, quest’uomo riemerso da un ricordo sbiadito che risale al Dicembre del 1985? Paola aveva otto anni quando i nonni decisero di mandarla in vacanza a La Martina, una ricca proprietà nella periferia di Cali dove sua madre viveva in compagnia del suo terzo marito e del figlio Felipe. Fu lì che per la prima volta fece la conoscenza dello stravagante Fernando: pochi scambi di battute, qualche ammonizione e uno sguardo severo è tutto quello che ricorda di quel pilota schivo che nella sua casa aveva un’enorme piscina a forma di aereo.
Sono passati trent’anni da quel primo incontro, la vita di Paola ha seguito il suo corso, oggi è una donna realizzata e completa, non fosse per quel messaggio improvviso e inaspettato che ora minaccia di rimettere in gioco ogni cosa. Fernando Lince oggi però è una persona diversa, un incidente durante una manovra di volo ne ha distrutto il corpo, ora è un anziano sensibile, aperto al dialogo e con un disperato bisogno di ripercorrere quell’ipotetico passato che lui e sua figlia avrebbero potuto condividere se le cose fossero andate diversamente.
Paola Guevara, con una lingua schietta e diretta, a tratti quasi ingenua nella sua onesta limpidezza, ci porta per mano dentro la sua cattedrale dei ricordi, spalancando porte e finestre, mostrandoci una famiglia eccentrica e una madre le cui scelte rischiano di trasformarsi in condanne dettate da una società ancora legata all’arcaica concezione “donna-madre, pura e vergine, idealizzata come unica e sola martire a prova di peccato”.
«E se il perdono vero non fosse una museruola di santità che tranquillizza le coscienze altrui? E se scegliessi di non sminuire né negare, ma di immergere completamente le mani nella torbida materia dell’odio, fino a sradicarne i sedimenti? E se, per me, non fosse ancora giunto il momento di perdonare?»
Mio padre e altri imprevisti è un romanzo sulle seconde possibilità, sulla capacità di far pace con il proprio passato, scherzarci sopra e riuscire ad accettarne anche le svolte più imprevedibili. Un dialogo catartico e necessario alla ricerca di una verità condivisa, attraverso una prosa si spoglia di ogni artificiosità, lasciando trasparire una profonda, luminosa, onestà.
Il romanzo della Guevara ci invita a sederci al tavolo dei ricordi di due generazioni che si sono incrociate per un solo istante e che oggi hanno deciso di far pace con le proprie mancanze, tra una fetta di dolce alle noci, caramelle al gusto di Coca Cola, confidandosi storie in cui il dramma è addolcito dalla nostalgia.
C’è un senso di pace e serena redenzione che attraversa tutto il romanzo, una voglia bambina di decollare e godersi lo stupore di un ultimo volo assieme. C’è il coraggio e l’esigenza di vedere le cose per quello che sono state, conoscersi senza più ansie né affanni, comprendere e comprendersi, finalmente, mettendosi a nudo senza l’incudine della menzogna a gravare sulle spalle, esponendo le reciproche debolezze, le cicatrici, le sconfitte, padre e figlia, consapevoli entrambi, finalmente, che “la vera tragedia è dover scegliere tra una bugia e un’altra bugia.”
Stefano Bonazzi
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Mio padre e altri imprevisti
Paola Guevara
Cento Autori
15 euro — 206 pagine