Ci sono libri con un destino curioso, passano e nessuno si accorge. Nessuno o molto pochi. Poi qualche anno più tardi quei libri tornano, si ritagliano una nuova vita, e nonostante il tempo passato mantengono intatta la loro forza. Si tratta di libri che possiedono una spiazzante, evidentissima vitalità. È questo il caso di MondoSerpente di Paolo Grugni, uscito una prima volta nel 2007 per l’editore Alacràn e ripubblicato adesso dall’editore Laurana.
Vi si racconta la storia di Michele Idea e Angelo Stirpe, giovane deejay il primo, ex guardia giurata il secondo, e della loro caccia a Serpent, misterioso e sfuggente responsabile di alcuni omicidi rituali. Le vittime sono tutti ragazzi disabili, il killer ne asporta i cervelli e ne mummifica i corpi. Il tutto accade in una Milano stralunata e notturna, vera e propria terza protagonista del romanzo.
Nonostante si tratti di un noir, le indagini dei due protagonisti si fondano su un presupposto che ha più a che fare con la letteratura fantastica. Difatti, Michele Idea (che del romanzo è anche voce narrante), possiede uno strano “potere”, difficile dire se si tratti di un dono o di una maledizione: si trova sempre lì dove accadono le cose. La sua sola presenza basta a calamitare eventi di ogni tipo, siano questi fortunati o sfortunati. Fatto sta che è così che la sua strada incrocia quella di Stirpe, cui il killer ha ammazzato il figlio, e che da allora ha fatto della sua cattura una missione. Il piano che i due imbastiscono è semplice: Idea deve girare per Milano, il più possibile, incontrare gente, stare dentro l’andare delle cose. E così facendo, prima o poi, la sua traiettoria finirà per scontrarsi con quella del killer. Un metodo investigativo, quindi, che alla ricerca e alla deduzione sostituisce la pura casualità, quasi un’idea di destino. A far da sfondo all’inseguimento, una disperata love story, l’immagine di una donna sfuggente e confusa, sicuramente uno dei personaggi più riusciti e affascinanti del romanzo.
Grugni sceglie anche una particolare forma per accogliere la sua storia. Si tratta di grandi blocchi di prosa, con pochissimi punti fermi, una sorta di flusso di coscienza che impasta una lingua da hard-boiled – mi ha ricordato le acrobazie di James Ellroy in White Jazz – ad improvvise impennate di lirismo. Questo, almeno, vale per alcune parti della storia. Altre invece, le scene con dialoghi più fitti, sono realizzate in forma di sceneggiatura cinematografica: una breve didascalia con le indicazioni di tempo e spazio (giorno/notte, interno/esterno) e subito a seguire le battute. L’alternarsi delle due modalità fa sì che il lettore possa di tanto in tanto prendere una pausa dalla furia affabulatoria della narrazione.
Attraverso la qualità della scrittura e con piccoli scarti che sfondano il genere di riferimento, Paolo Grugni riesce nell’impresa non facile di far apparire fresca una trama utilizzata fino allo sfinimento. E che raramente, almeno in letteratura – per il cinema vale un discorso a parte -, ha prodotto cose davvero notevoli. Ecco, il romanzo di Paolo Grugni invece lo è, notevole. Sicuramente uno dei noir più interessanti (e belli) scritti in lingua italiana negli ultimi venti anni.
Edoardo Zambelli
Paolo Grugni, MondoSerpente, Laurana, 2021, 280 pagine, 17 euro