Massimo Fini racconta il suo rapporto professionale e umano con Giorgio Bocca, iniziato nei primi anni Ottanta a Prima Comunicazione, con la collaborazione alla rubrica “Dialoghi sull’informazione”. Fini parla di Bocca come di un uomo con “un sacro rispetto per il denaro”, a cui piaceva mangiar bene, uno che tutto sommato – per sua stessa ammissione – “era rimasto un provinciale”. Un uomo “ruvido, di poche parole, sbrigativo. Un cuneese purosangue” con una “fragilità emotiva che contrastava con la sua figura di uomo solido”. “Quando ci capitava di camminare insieme per le strade attorno a via Bagutta – scrive Fini – Bocca, ogni tanto “abbaiava per scaricare la tensione”. “Con Montanelli si poteva parlare di tutto, Era un uomo completo. Con Biagi solo di giornalismo, era chiuso nella dimensione del cronista, in un modo quasi disumano. Bocca riluttava moto ad aprire la botola esistenziale, ma se lo si stuzzicava non si tirava indietro”.
(Massimo Fini, 27-12-12, pag. 5, il Fatto Quotidiano)