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Pasto nudo

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pasto nudoSento la polizia che si stringe, li sento lì fuori mentre fanno le loro mosse, mentre preparano le loro demoniache “bambole” degli informatori, borbottano sul cucchiaio e sul contagocce che ho buttato via alla stazione di Piazza Washington, scavalco la porta girevole e le due rampe giù per le scale di ferro, ce la faccio ad acchiappare un treno “A” per il centro… Giovane, bel ragazzo, capelli a spazzola, membro della Ivy League, genere dirigente pubblicitario, un finocchio mi tiene aperta la porta. Conoscete il genere: dà spago a baristi e taxisti parlando di uncini destri e di baseball, chiama per nome il contabile di Nedick. Un vero stronzo. E proprio all’ultimo minuto questo poliziotto della squadra anti-narcotici con il trench bianco (ve l’immaginate pedinare qualcuno con un trench bianco? Suppongo che cerchi di farsi passare per un battone) riesce a saltare sulla pensilina. Mi sento negli orecchi il modo con cui avrebbe detto, tenendo il mio armamentario nella sinistra e la patacca nella destra: – Ehi, voi, mi sembra che vi sia caduto qualcosa.

William S. Burroughs, Pasto nudo

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