Il signore delle maschere, ultimo romanzo di Patrick Fogli, inizia con l’assassinio di un Papa. A ucciderlo, lo sappiamo da subito, è un uomo che si firma lasciando una moneta sulla scena di ogni crimine. Da qui, il suo soprannome: Caronte. Dopo il prologo, parte la storia vera e propria, ed entra in scena quella che sarà la protagonista del libro. Laura, che alcuni – pochi, per la verità, una cerchia ristrettissima – conoscono anche con il nome di Arianna, perché Laura di vite ne ha due. In una è una professoressa, nell’altra fa parte di un’organizzazione segreta che aiuta gente in difficoltà a scomparire. Proprio questa sua seconda identità la porterà a incrociare Caronte e, insieme a lui, l’unità dell’anti-terrorismo che gli dà la caccia.
È interessante notare come il ruolo di Laura all’interno dell’organizzazione non si limiti solo a un fatto puramente logistico, ma si faccia anche carico di consegnare un destino alle persone che chiedono aiuto. Questo è, a mio avviso, il punto di forza del libro: la messa in scena dell’atto della scrittura. Laura, infatti, per ogni cliente (uomo o donna che sia) scrive un lungo racconto che ne ricostruisce una vita fittizia, un racconto che poi dovrà essere imparato a memoria, interiorizzato, perché da lì si avvierà la sua nuova vita. Per fare questo Laura fa quello che, in misura minore o maggiore, fanno tutti gli scrittori: oltre alla sua esperienza personale, attinge alle sue letture, e in effetti tutto il libro è disseminato di citazioni, più o meno evidenti. Non solo quindi Il signore delle maschere mette in scena la scrittura, ma anche la lettura. Tutti i personaggi leggono, legge Laura, legge Caronte, tutti, e ogni libro ha un significato, un particolare risvolto nella vita interiore del personaggio. Ecco, mi viene da dirlo un thriller bibliofilo.
Questa caratteristica è evidente soprattutto nella prima metà del romanzo, la seconda è invece più concitata, la narrazione inizia ad accelerare e tirare i fili, prende una velocità e un tipo di raccontare più tradizionale per il genere cui appartiene.
A mandare avanti il libro sono, soprattutto, due domande. La prima, più ovvia, è “Cosa vuole Caronte?”. La seconda, più affascinante, è “Chi è davvero Caronte?”. La narrazione quindi corre (è il caso di dirlo) su un doppio binario di curiosità, e qui si vede tutta la bravura di Fogli, che riesce a tenere alta, altissima la tensione lungo tutto il libro senza mai cedere troppo alla voglia di dare spiegazioni: le rivelazioni vengono distribuite nel testo lentamente, poco alla volta. La sapienza di Fogli narratore sta proprio nel dare sempre quel che basta per spingere a proseguire ma mai abbastanza perché il lettore possa sentirsi soddisfatto finché non ha trovato il prossimo tassello del puzzle. Non esagero dicendo che per una risposta a entrambe le domande di cui ho detto si dovranno aspettare le ultimissime pagine.
Il signore delle maschere è un viaggio lungo e intricato, sostenuto da una prosa precisa, di semplice bellezza, che impone al lettore il proprio ritmo. Alla fine ci si troverà tra le mani una verità struggente, e si rimarrà a riflettere sul potere di una storia. Può una storia cambiare il corso di una vita? Addirittura, può una storia salvare una vita? La risposta alla fine del viaggio.
Edoardo Zambelli
Recensione al libro Il signore delle maschere di Patrick Fogli, Mondadori, 2019, pagg. 348, euro 19.