È un momento particolare della mia vita, costellato da disturbi fisici ed emotivi.
In questi momenti è facile lasciarsi andare a bilanci che poi risultano inevitabilmente errati.
L’unica certezza che ho è la nausea verso un Paese dove le librerie chiudono.
Un Paese che ha l’80% di falsi scrittori e il rimanente 20% di scarsi lettori.
E già qui i conti non tornano. Stiamo vivendo un momento di regressione economica e culturale senza precedenti. E purtroppo siamo un po’ tutti coinvolti.
In primis gli editori che non sanno più dove sbattere la testa e malgrado l’impegno profuso sono poco propensi ai rischi di impresa. I piccoli editori fanno grandi promesse che poi non sono in grado di mantenere, oppressi da problemi di distribuzione e molte volte per loro stessa incapacità comunicativa.
Detto questo io sono nauseato. Questa è una certezza.
Un poeta non può aspettare 180 giorni per avere una risposta e per essere aggrovigliato dai dubbi dei pochi editori di poesia rimasti, costretti a contarsi anche i peli del culo.
Per questo, in un momento di accattonaggio economico-culturale ho deciso di regalare a Satisfiction e ai suoi Lettori la mia ultima silloge di poesie. Si intitola semplicemente POESIE.
E le poesie non hanno titolo, perché ritengo che a parte casi particolari le poesie vadano lette e non hanno bisogno di un titolo a mo’ di annunciazione.
Ho avuto l’onore di studiare con Maria Corti. Mi ha insegnato che in un testo l’esito è il risultato emozionale che si ottiene dall’incontro delle tensioni che si creano tra emittente e destinatario.
Ecco a voi alcuni componimenti da POESIE
1
Eri vita prima che ci fosse vita
Prima che le stelle avessero un nome
Amore che sei nato prima dell’ amore
Prima che le stagioni si rincorressero.
Tu eri già prima di ieri, di oggi, di domani.
La vita ha già vinto e una piccola morte
Mi avrà, amore che esistevi già prima
Dell’amore e sei stato un solo
Momento, ma sacro.
#
2
Che canti pure il merlo
Maturi pure la melagrana
Da mettere ben in vista intavola
Perché portasse pane e fortuna
Tra le posate spaiate.
Che canti pure primavera
Cerchi di glicine in amore
Tu eri troppo stanca
Troppi poeti persi
Nei tanti traslochi
Nei viaggi traboccanti speranza
E la speranza stanca e costa.
#
3
Conosco la tua malinconia
Dalle labbra screpolate
Dagli occhi semichiusi che vedono
Ogni movimento naturale
Del male che si insinua
Nelle tue mani che tremano
In risposta ai nodi alla gola
Trattenere il pianto è un lavoro
Avere nostalgia un viaggio.
#
4
Il filo della matassa
Che lacerando tessi
Appoggiata agli infissi
Incancreniti
È uno spiraglio di luce
Dove serpeggiano
Lingue di luce e silenzi.
Così imparai che se io ero fuoco
Tu non potevi essere che l’acqua.
© Oliviero Malaspina