Di equitazione non so nulla. Credo di non aver mai nemmeno visto una gara per intero. So che si tratta di una disciplina olimpica, che c’è un cavaliere e un cavallo e che insieme devono fare un certo percorso a ostacoli. So che c’è un tempo, che ci sono delle penalità. Solo questo. Di storie di cavalli ne ho letta qualcuna, specialmente quelle di frontiera di McCarthy e lì ho imparato che cos’è un Baio e quanto possa essere forte il legame tra un uomo e il suo cavallo, però non mi hanno entusiasmato molto. Inoltre odio i western e mi rifiuto di guardare i film di Sergio Leone perché appena vedo la terra rossa, un orizzonte sconfinato e un indiano con le strisce colorate sotto gli occhi mi viene sonno.
Per tutti questi motivi, quando ho cominciato a leggere Uomini di cavalli, esordio letterario di Pietro Santetti, edito da Mondadori, ero abbastanza perplesso.
Un romanzo di cavalli senza nemmeno le pistole. Era però questo mondo, questo sport di cui non sapevo nulla ad affascinarmi.
Pietro Santetti, nonostante la giovane età, è un ex cavaliere professionista. Conosce i cavalli e tutto quel mondo di affari, a volte anche loschi, che ruota intorno a questo sport. Dietro il protagonista Lucio, si nasconde lo stesso Pietro. Basta cercare i video delle sue gare su internet per scoprire che il cavallo Caligi, ad esempio, era davvero il suo cavallo. Dopo c’è il romanzo, le dinamiche e le figure più o meno inventate, ma si capisce che il grosso è legato alla vita dell’autore.
Uomini di cavalli è un romanzo di formazione, con la dinamica classica – quasi hollywoodiana – della rivelazione dell’astro nascente, la caduta, la sofferenza e la rinascita. Dentro c’è la passione di Lucio per i cavalli; il suo vivere da povero e talentuoso in un mondo di ricchi e di speculatori; la sua amicizia con Ferro, il difficile rapporto con il padre e l’amore per una cavalla, Cadis, che tutti hanno dato per spacciata e che Lucio salva dal mattatoio con il suo amore e la sua ostinazione.
Il meglio di questo romanzo d’esordio sta nelle informazioni che regala. Dopo averlo letto si ha una visione diversa dell’equitazione. Ci sono molte informazioni sui cavalli, sui costi, sulla difficoltà di questo sport. Non è morte nel pomeriggio, nel senso che non ti fa venire voglia di correre alle corride, come faceva Hemingway nel suo celebre saggio, ma ti arricchisce sicuramente, accendendo una luce su un mondo che la maggior parte delle persone ignora completamente.
La parte debole sono i personaggi i cui contorni caratteriali sono un po’ troppo netti. Lucio, il protagonista, è forte, talentuoso, coraggioso, ostinato e sempre nel giusto come un principe fiabesco. Gli manca più di una dimensione e lo stesso accade con gli altri personaggi minori, dal viscido Zaccone all’amico Ferro.
Inoltre ci sono episodi che risultano inverosimili come quando Lucio guida un camion per venti ore, attraversando il continente, e poi subito dopo sale in groppa all’amata Cadis e la cavalca per quasi un’ora senza riposarsi, senza mangiare.
Questo di Santetti è un esordio – seppur molto prestigioso – e va valutato con i pregi e i difetti, i limiti, le ingenuità, del caso.
Non sarà miglior libro che leggerete quest’anno, ma vi tornerà alla mente ogni volta che vedrete un cavallo o un fantino e non è poco.
Pierangelo Consoli
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Pietro Santetti, Uomini di cavalli, Mondadori, 2022, Pp 312, Euro 19,50