«N.B. Dovrebbe ricordare anche Pinocchio a tratti» annota in basso a destra Federico Fellini, mi fa constatare Paolo Fabbri che aggiunge quanto sia risaputo che Casanova è la “prosecuzione” di Pinocchio.
Fabbri ha evidenziato il rapporto tra Casanova e Pinocchio: il Pescecane diventa una Balena davanti alla quale urla l’imbonitore davanti alla Grande Mouna: inoltre possiamo riconoscere il Gatto e la Volpe nelle due prostitute londinesi (madre e figlia) che deridono, derubano, il miserabile Casanova; e ancora la festa di Pinocchio con i burattini del Gran Teatro di Mangiafuoco con l’orgia in cui è coinvolto Giacomo dalle amiche attrici veneziane nel teatro di Dresda. E alla fine il magistrale ballo con la bambola (Pinocchia) di Casanova che doppia e contraddice il finale delle avventure pinocchiesche: «Com’ero buffo quand’ero un burattino! E come ora son contento di essere diventato un ragazzino per bene!»
L’oleografia è la via di transito dai simboli alla vita, scriverà alla fine del suo Pinocchio Giorgio Manganelli, che sapeva che nessun libro finisce… i libri non sono lunghi, sono larghi, scriverà nell’ultimo capitolo di “Pinocchio: un libro parallelo” e ancora, genio! «… tutte le porte sono penetrabili, non si distinguono le porte aperte dalle porte chiuse, le porte portano da porta a porta, nulla è chiuso, tutto è chiuso, tutto è aperto, nulla è aperto.»
Luca Sossella