Per le Tre Domande del Libraio su Satisfiction questa settimana incontriamo Gianmaria Finardi di Prehistorica Editore, progetto editoriale dedicato principalmente alla grande letteratura francese, contemporanea e non, tradotta in italiano.
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Gianmaria, tu sei traduttore e francesista; vogliamo raccontare come nasce, nel 2019, questo progetto editoriale dedicato principalmente alla grande letteratura francese, quella che lascia il segno, tradotta in italiano ?
Come un soffione nella bufera… E non mi riferisco alla pandemia, sopraggiunta a qualche mese dalla sua creazione. C’è in questo progetto sicuramente il gusto, per non dire la poesia della sfida, ma soprattutto la ferma convinzione della forza della parola, la sola in grado di raccontare la bellezza.
La possibilità di stare a contatto con la bellezza, del resto, non mi è mai mancata. Da francesista, ho nel corso degli studi avuto la possibilità di cogliere alcuni dei frutti più preziosi della Letteratura d’oltralpe – tra le più feconde d’Europa. Ho quindi presto avvertito, sempre più forte dentro di me, l’urgenza di condividere questa straordinaria ricchezza in Italia: sono diventato traduttore. Di lì a fondare, insieme alla mia compagna Giulia Mondini, una casa editrice, il passo è stato relativamente breve. Attualmente Prehistorica è l’unico editore italiano esclusivamente concentrato sulla Letteratura francese, contemporanea e non, nella migliore traduzione possibile.
Se la vocazione è squisitamente francese, non è meno precisa la nostra idea di Letteratura. Ciò che chiediamo a tutti i nostri libri – a prescindere dalle loro peculiarità – è innanzitutto di resistere alla tentazione di ricopiare meramente il mondo; a che pro immergersi in un libro che costituisse un plastico, una riduzione, per quanto fedele, della “realtà”? Tanto varrebbe chiuderlo, il libro, e viverlo, il mondo! A chi, se non ai grandi pensatori, dovremmo chiedere di immaginare qualcosa di diverso, di altro?
Per dirsi davvero tale, la Letteratura deve ambire a creare mondi concorrenziali, alternativi rispetto a quello che usiamo chiamare – spesso troppo frettolosamente, senza nemmeno chiederci come sia fatto – il “nostro mondo”. Certo non basta dire qualcosa di folle o strano, per materializzare un mondo. Solo attraverso un fine lavoro sulla lingua, si può sperare di creare “mondi possibili” – per dirlo con Umberto Eco – “solidamente costruiti e abitabili”, dotati insomma della stessa credibilità del reale. Questa ambizione di riscrivere il mondo, per tentare di cambiarlo, è implicita nel nome paradossale di Prehistorica Editore, dove il libro è associato alla preistoria, in una sorta di tabula rasa. Tutte le nostre copertine – che sono innanzitutto dei quadri, nell’intento di dare al lettore un piccolo oggetto d’arte, realizzato anche con la carta più “nobile” sul mercato – raccontano di questa sfida al mondo, presentando un audace squarcio tipografico che lascia intravedere in filigrana la prima pagina del testo.
A soli quattro anni dalla fondazione, grazie anche alla fiducia dei librai e della nostra assidua partecipazione alle più importanti fiere d’Italia, possiamo contare sull’affetto sempre crescente di un pubblico attento e appassionato. La bufera – si sa – fa il gioco del soffione…
Poche settimane fa, abbiamo ospitato in libreria a Parma, in una serata di grande successo tra i lettori, la scrittrice francese Lydie Salvayre, Premio Goncourt 2014, con il libro La Conferenza. Ci racconti da dove nasce l’urgenza di pubblicare questo libro, datato 1999, e di cui, qui in Italia, eravamo orfani? Cosa ha il romanzo di tanto attuale?
Lydie Salvayre è una delle scrittrici protagoniste della scena letteraria francese, in quanto capace di coniugare sensibilità e ironia, unitamente a una verve stilistica (penso alla tavolozza infinita dei registri che è in grado di utilizzare) che ha pochi eguali nella letteratura contemporanea. Già tradotta in una ventina di lingue, anche in Italia si era fatta conoscere dal grande pubblico col romanzo Non piangere, che le valse il Goncourt.
Pensando a tutto un percorso di testi rimasti inediti, abbiamo pensato di partire da La Conferenza (nella splendida traduzione di Francesca Scala e Lorenza Di Lella) perché, in un certo senso, costituisce una vera e propria dichiarazione di poetica dell’autrice; già nel 1999 aveva le idee maledettamente chiare.
Umoristico e malinconico, tenero e graffiante, questo romanzo incarna magnificamente la voce femminile per antonomasia, varia e travolgente, espressione dell’inconfondibile “stile-Salvayre” – Le Monde. Una voce, quella di Salvayre, che sonda vibrando le profondità dell’animo umano, facendo così da originale contraltare a quello “stile minimale” ormai tanto di voga, in Francia e non solo.
Non da ultimo, il romanzo è dotato di una lungimiranza sconcertante. Salvayre mette in scena un protagonista conferenziere che mescola la propria vita privata alla conferenza che sta tenendo, dal suo pulpito e sotto gli occhi del lettore, circa la tematica della “Scomparsa della conversazione”. E siamo nel 1999, in epoca pre-social, quando ancora non potevamo cavarcela con un like.
Il piano editoriale di Prehistorica Editore è dedicato alla qualità e non alla quantità: pochi titoli all’anno, ma con un unico scopo: quello di imprimersi nell’immaginario di chi li legge e chi li sfoglia. Ti va di approfondire il catalogo della casa editrice, soffermandoci su quelli che sono stati gli autori di punta finora e, poi gettando uno sguardo sul futuro e quelle che saranno le uscite dei prossimi mesi?
Attualmente Prehistorica Editore pubblica in 4 collane:
“Scintille” dedicata alle forme brevi e/o fuggevoli: vi trova spazio tutto ciò che non può né vuole inscriversi nel romanzo tout court. Emblematici i romanzi-poetici di Eugène Savitzkaya (pubblicato in Francia da Minuit), che si prefigge di raccontarci la vita prestando la voce ai suoi figli Marino e Luisa, appena nati.
“Cronache dalla Montagna”, dedicata agli scritti brevi di Alexandre Vialatte; si tratta di un classico della Letteratura francese che dal 1950 al 1971, l’anno della morte, pubblicò dei brevi racconti dalla vena squisitamente surrealista e umoristica, sempre partendo da elementi di attualità (come il lancio della vettura Due Cavalli, lo sbarco dell’uomo sulla luna…) che conferiscono a queste letture un sapore davvero fresco e vintage. Vialatte – detto da Amélie Nothomb “il gran maestro dell’incongruo” – ne scrisse 900. Diciamo che, raccogliendone 12 alla volta, avremo di che divertirci.
“Ombre lunghe” dedicata al grande romanzo contemporaneo e non. Penso a Vite di Coppia di Huysmans, un grande classico finalmente disponibile per il lettore italiano; una pubblicazione storica, il primo testo in cui l’autore di Controcorrente mette in scena la figura del dandy e del flâneur, nella Parigi magnetica e maledetta del 1881. Quanto al contemporaneo, cui la casa dà uno sguardo privilegiato, abbiamo una grande varietà di ispirazione. Come la penna stravagante e vellutata, a tal punto seducente, di Jean-Marc Aubert (pubblicato in Francia da L’Arbre Vengeur e Fayard), che nel romanzo intitolato Kurtz si diverte a giocare sull’ambiguità tra sesso e letteratura. C’è l’eleganza di Julia Deck (pubblicata in Francia da Minuit), che – sulla scia di Echenoz – si diverte a sovvertire il codice dei sottogeneri del romanzo, così come tradizionalmente sono codificati. Non senza ironia, la vediamo cimentarsi col modello della spy story, in Sigma, un romanzo polifonico raccontato attraverso i dispacci degli agenti sotto copertura di un’organizzazione segreta specializzata nel neutralizzare le opere d’arte ritenute sovversive. Ci si può imbattere nella lingua tagliente e sagace di Emmanuel Venet (pubblicato in Francia da Verdier) che, da scrittore e psichiatra qual è, in Fila dritto, gira in tondo, mette in scena un asperger incapace di scendere a compromessi con le mezze verità della società. Per non parlare di Pierre Jourde (pubblicato in Francia da Gallimard), il grande artista del doppio, che nei romanzi si prefigge di dirci l’uomo tutto, nelle sue luci e nelle sue ombre; come ad esempio in Paese perduto, il cui protagonista – in occasione di un’eredità – è chiamato a ritornare al proprio villaggio natale, letteralmente perduto nel cuore delle montagne francesi, di cui ci racconterà la brutale bellezza.
“Chevillardiana”, la collana dedicata alle opere di Chevillard. Non potrei chiudere questa breve carrellata senza parlare di Éric Chevillard (pubblicato in Francia da Minuit) di cui sono anche il fortunato traduttore. Già ospite di Festivaletteratura e di Villa Medici, l’autore mira sempre a sorprendere il suo lettore, tanto da essere designato come “uno dei più originali della nuova scena contemporanea” da The Times. Chevillard è stato al centro di una tournée italiana nel novembre 2022 in occasione dell’uscita di Santo cielo; sin dalla prima riga, il protagonista Albert si scopre morto – investito da un furgoncino che trasportava datteri e olive denocciolate – e si mette a dialogare con una voce onnisciente, che gli svelerà – non senza moltissima ironia – alcuni dei segreti dell’aldilà! Ma niente paura… ritroveremo lo stesso Albert nel prossimo mirabolante romanzo di Chevillard, in uscita il 24 novembre. Il titolo? Dino Egger.
BUONA LETTURA DE LA CONFERENZA DI LYDIE SALVAYRE E DI TUTTI I TITOLI DI PREHISTORICA EDITORE.
Antonello Saiz