Con il film Psicomagia – Un’arte che guarisce, uscito in questi giorni in poche e selezionate sale cinematografiche, l’artista multidisciplinare di fama internazionale Alejandro Jodorowsky, sta già facendo molto parlare di sé, raccogliendo il plauso dei propri seguaci. Stiamo parlando di un docufilm che mostra testimonianze dirette di persone che mettono a nudo i propri drammi personali, impegnandosi nel compimento di azioni altamente suggestive e cariche di forza immaginativa, affidandosi all’esperienza e al genio dell’inventore della Psicomagia. “La parola (psicomagia, ndr) nacque nella mia testa cinquant’anni fa sotto forma di massaggio iniziatico” – racconta nel prologo il suo ideatore Jodorowsky – che specifica come questa arte (che si rivolge all’inconscio riuscendo a parlarne il linguaggio) si discosti dalla psicanalisi freudiana perché affonda le sue radici non nella scienza, bensì nell’arte, nelle azioni e nel contatto fisico. Nel susseguirsi dei capitoli in cui è suddivisa la pellicola, i “consultanti” partecipano, attraverso i rituali messi in atto, a una dimensione privata e pubblica insieme, vivendo un’autentica catarsi, che condividono con gli spettatori i quali divengono anche testimoni dei risultati raggiunti. Vengono affrontate nel film, tra le altre, le seguenti tematiche: “rivalità tra due fratelli per l’amore della madre”, “paura del buio” e “coppia in crisi”, fino a situazioni più difficili ed estreme dell’esistenza. Le riprese sono opera di Pascale Montandon Jodorowsky, moglie del regista, che nel film compare a tratti anche attraverso riferimenti autobiografici, per spiegare in particolare, tramite spezzoni di suoi precedenti film come Poesia senza fine e La danza della realtà, il modo in cui la psicomagia abbia assoluta necessità del gesto per compiersi e creare ripercussioni positive sulla realtà. Lo spettatore non può non rimanere profondamente colpito dalla dimensione surreale degli atti psicomagici filmati, non foss’altro per il fatto che vi è un forte utilizzo dell’elemento simbolico e onirico. In sostanza, per dirla con Jodorowsky: “Non si può insegnare all’inconscio il linguaggio della realtà. Bisogna insegnare alla ragione il linguaggio del sogno.” E l’atto psicomagico è la traduzione pratica di ciò. Degne di nota la bellissima performance canora di Arthur H, figlio d’arte di Jacques Higelin e la suggestiva marcia dei teschi a Città del Messico nel 2011, corteo di protesta contro le morti nella guerra della droga. Psicomagia è senza dubbio il film manifesto di Alejandro Jodorowsky che ha, tra i principali meriti, quello di stimolare la riflessione sul “vero io” e su tutte quelle convinzioni sociali, culturali e familiari che possono rendere difficile l’espressione compiuta del proprio “essere essenziale” e la piena realizzazione dell’individuo.
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