Un titolo potente per un libro dolce (a tratti; altre volte, invece, la dolcezza cede il passo all’amarezza, così come accade con l’alternarsi delle stagioni, metereologiche e della vita): quella Messa clandestina fu celebrata, in quel della splendida Camerino, nel maggio 2000, nel contesto di un evento che fece mormorare, una conferenza, tenutasi presso la locale università, organizzata da membri e dirigenti di Azione Universitaria (la sezione studentesca del movimento giovanile di AN), su “Il geniale Guareschi. L’autore di ‘Don Camillo’ nelle testimonianze dei figli Alberto e Carlotta”. È nota a tutti (o comunque a molti) la radicata fede cattolica di Giovannino Guareschi (a chi dicesse “anticonciliare”, rispondiamo: “No, semplicemente cattolica”), esplicitata una volta per tutte nella “Lettera a Don Camillo” pubblicata all’interno del volume postumo L’Italia sulla graticola. Scritti e disegni per “il Borghese” 1963-1964 (Rizzoli, I ed.1973), quindi dev’essere sembrato agli organizzatori giusto e doveroso inaugurare quella giornata con la celebrazione di una Santa Messa; e però, la Messa che fin dall’inizio si era inteso celebrare, non era quella “riformata”, né tantomeno quell’ircocervo che è la Messa Novus Ordo ma celebrata in latino; nulla di tutto ciò, ma la Messa il cui rito fu “istituzionalizzato” da Papa San Pio V e che però trascende il tempo e lo spazio, essendo “la Messa di sempre e di tutti” (per i profani: è quella che viene presentata come “la Messa in latino”, quella in rito tridentino, quella a cui vanno “i tradizionalisti”). Il Vescovo di Camerino, ovviamente, si guardò bene dal permettere quella che venne letta come una provocazione, ma che invece non fu altro che una libera professione ed espressione di fede; non concesse dunque sedi diocesane per la celebrazione della medesima, nonostante le tranquillizzazioni con le quali cercò di blandirlo Stefano Carusi, allora giovane studente presso l’ateneo camerte, oggi Monsignore, docente di Teologia Dogmatica e direttore della rivista “Disputationes Theologicae”.
Ma la forza della Fede, si sa, può far scalare montagne a mani e piedi nudi, dunque il problema non si pose più di tanto: a venire in aiuto “la Contessa”, nonna di Don Stefano, che mise a disposizione per la celebrazione la cappella gentilizia annessa al suo palazzo fuori Camerino; dove, meraviglia delle meraviglie, accorsero non solo (oltre all’autore de La Messa clandestina, relatore al convegno guareschiano) gli organizzatori della conferenza, ma anche “numerosi studenti universitari, […] docenti, contadini del posto [i più anziani dei quali visibilmente commossi nel riassistere alla Messa di quand’erano giovani], e ovviamente la padrona di casa, la Contessa” (dalla quarta di copertina).
Giuseppe Cipriani, Pucci per gli amici (nel cui novero credo di potermi inserire), penna tagliente da oltre cinquant’anni al servizio della Tradizione Cattolica, parte da questo ricordo commosso (a sua volta originatogli dall’aver assistito ad una Messa “di sempre e di tutti” il 13 novembre 2021 – sempre all’interno di una cappella privata: questa volta era quella di Villa “Gli Ochi” nella sua Borgo San Lorenzo, nel Mugello –, celebrata da Monsignor Carusi) per poi accompagnarci per mano lungo un viaggio – nel tempo e nello spazio – nel suo Borgo (impressioni e sentimenti che, però, possono essere benissimo geograficamente trasposti da chiunque viva, o abbia vissuto, in un posto ove i ritmi della natura vadano di pari passo con l’antropizzazione, a patto che mai la seconda sovrasti la prima), da quello degli anni dei suoi nonni, e anche più indietro, all’attuale, quando sì, purtroppo le campane non suonano più, né per i vivi né per i morti, ma altresì vi si possono incontrare eccellenti esempi di resistenza alla (post)modernità!
L’ultima riga della quarta di copertina dice: “Veramente si potrebbe insegnare catechismo facendo leggere quest’Opera”, e non è affatto una esagerazione! Tutti i ricordi di Pucci, infatti, anche quelli che ineriscono risvolti di primo acchito in tutto e per tutto “civili”, rimandano sempre al bel tempo andato delle devozioni popolari, delle processioni cui prendeva parte tutto il paese, indipendentemente dalle ideologie e visioni politiche (quanto ricorda la scena di uno dei film con protagonisti Don Camillo e Peppone tratti dai romanzi del già citato Guareschi questo passo dell’autore, che cito integralmente, da pagina 147 del libro? “Io li ricordo i comunisti d’allora, che incorniciavano, in un quadro col lumino, il nonno bersagliere morto, con onore, nella ‘Grande Guerra’ e, quando passava la processione del Corpus Domini, erano i primi a mettere i lumi alle finestre e stavano chini a far le infiorate”), delle rogazioni. E poi un focus davvero poetico su alcuni specifici mesi dell’anno, maggio, ottobre e novembre, con le loro “celebrazioni pubbliche, anche laiche, mai scisse dalla Religione”, riferimenti alle tenere devozioni specialmente alla Vergine Maria, tanto più nei luoghi di Sue miracolose apparizioni e guarigioni; quindi cenni alla storia locale, che Pucci ovviamente sente più sua – da abitante del verde Mugello prima, poi cittadino di Firenze – rispetto a chi è abituato a chiamare “casa” altri lidi, ma comunque nulla stona tra questa pagine sentite, vissute e amate: un libro scritto da un laico che però – ultimo cronologicamente, non certo per valore dell’opera, tra cotanto senno di toscanacci che già se n’erano avveduti (alcuni nomi, senza pretesa di esaustività alcuna: Giovanni Papini, Attilio Mordini, Piero Bargellini, a suo modo “il sindaco santo” Giorgio La Pira, il mugellano Tito Casini, il fiorentino d’adozione Adolfo Oxilia…) – fortemente basa ogni sua azione sulla e verga ogni sua riga grazie alla consapevolezza che evoluzione autentica non significhi per forza di cose guardare avanti, anche oltre l’orizzonte, ove da soli i nostri occhi non possono arrivare, ma preferibilmente indietro, quando la religione e la fede erano minimo comun denominatore delle vite di ognuno, dal sovrano al più miserrimo tra gli uomini; insomma, quando ancora la Vita non era scissa dalla Religione.
Alberto De Marchi
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Pucci Cipriani, “La Messa clandestina – Mira il Tuo popolo”, Solfanelli Editore, 2023, 190 pagine, 14 euro