Dopo un lungo periodo di assenza dovuto al Covid-19, sono tornate le serate organizzate dal Regina Nera, un play party, uno dei pochi capace di raccogliere insieme nello stesso momento tanti artisti della scena underground internazionale. Il 2 ottobre scorso, infatti, presso il Bolero Palace di Altero si è svolta l’inaugurazione della nuova stagione che, speriamo, sia altrettanto promettente e ricca di appuntamenti come le precedenti. La musica, affidata all’esperienza di Alex Neri, ci ha permesso di spaziare tra le sonorità dell’elettronica di stampo berlinese all’house delle origini, ricreando quell’atmosfera tipica dei locali noti della capitale tedesca. Alex, fondatore nel 1999 dei Planet Funk, noti nelle classifiche europee, produttore e compositore di numerosi brani dance di successo, ci ha regalato una serata dal sapore cosmopolita, dove, grazie alla potenza della sua musica, i confini sono diventati un orizzonte evanescente. Altro nome della serata è quello della splendida Valentina Tafferini, performer internazionale la cui formazione presso l’Accademia circense del Cirque du Soleil si realizza negli elaborati giochi pirotecnici. Tra le figure di spicco impossibile non ricordare Stacy Velvet, artista della scena romana e Amara Pain impeccabile Mistress. Segue poi il mitico Sarca, artista e rigger toscano che ha fatto del BDSM un vero e proprio stile di vita. Maestro di corde, ha sperimentato vari linguaggi artistici, dalla pittura, alla scultura, alla scenografia e al design, approdando nel 2015 alle corde che utilizza come Michelangelo utilizzava lo scalpello. Con Luca Sarca il corpo della modella diventa vera opera d’arte. Gli ambienti del Regina sono sempre estremamente curati e molto efficaci nel ricreare quel tocco fetish-gothic dove chiunque trova in sicurezza la sua dimensione. Ognuno qui, infatti, si sente libero di esprimersi nella propria personalità. Non è facile raccontare da profana l’essenza del BDSM, ma più ne conosco le regole più ne apprezzo la serietà. È vero si indossano maschere, talvolta molto elaborate, si usano termini strani e i rapporti sembrano tutti un po’ codificati ma, in fondo, è solo un gioco grazie al quale il nostro alter ego, che l’educazione, la religione o l’inibizione tendono a domare, può anche solo per poche ore sentirsi libero di dire la sua. Giovanni Pascoli, nell’opera Il fanciullino (1900), non scrive forse “è dentro di noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes tebano che primo in sé lo scoperse, ma lacrime ancora e tripudi suoi”?
Così, il 2 ottobre, all’inaugurazione della stagione del Regina Nera ho visto uomini e donne assecondare la loro natura guidati dalle sapienti Mistress e dai Master, tra cui l’affascinante Giacon. E quanto avrei voluto chiedergli una intervista se solo non mi fossi intrattenuta a lungo nei diversi ambienti. Così tra questi ultimi esemplari di superomismo di nietzschiana memoria, passando nella zona fruste lunghe, sono approdata nel Dungeon dove mi sono sentita come la protagonista di una pagina di Nicolas Eymerich, Inquisitore, romanzo di Valerio Evangelisti.
La zona dark room resta però la più accattivante e divertente, divisa in area comune e per coppie. Ma, a meno di non mostrare un certificato che attesti la negatività dal virus, credo sia un po’ azzardato frequentarla in questo frangente. Comunque il momento più divertente della serata è stato quando, seduta a un tavolino, ho assistito alla discussione di una coppia in crisi. Una lei molto fetish lamentava al suo compagno la colpa di tenere il piede in due scarpe. Insomma per farla breve: lui non si era ancora deciso verso la proposta seria, rendendo così pubblica la loro relazione davanti a parenti, amici e familiari. Giuro, è stato come una epifania!
Questa conversazione, a cui ho assistito solo per pura casualità, mi ha riportato improvvisamente nel qui ed ora. Porca miseria, possibile che nel regno del peccato, dove le persone girano vestite come uscite da un girone dantesco, dove il mondo relazionale è notoriamente libero, trasversale, anticonvenzionale (purché basato sul consenso e consapevolezza delle parti in causa), esista l’amore tipo quello da Federico Moccia? Sembrerebbe proprio di sì. Anche al Regina Nera, dove passeggiano cani umani al guinzaglio di splendide Mistress e slave con i segni della frusta sulle natiche esposte, qualcuno aspira ai fiori d’arancio, al velo bianco e alla torta nuziale. Ebbene, ammetto senza pudore che la discussione tra quei due sconosciuti mi ha commossa. Completamente decontestualizzata, si è fatta poesia, come se un riflettore a un certo punto avesse puntato dritto su quella coppia e tutto intorno fosse calato il silenzio. Ecco, ho pensato, un raro momento di teatro nel teatro. Ma perché stupirsi tanto in fondo? “Cos’è la vita? Illusione, appena chimera ed ombra e il massimo bene è nulla, ché tutta la vita è sogno, e i sogni, sogni sono” (cit. Calderon de la Barca).
Ilaria Cerioli