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Quant'è difficile mettere in scena "La tempesta" di William Shakespeare .

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Non è facile mettere in scena a teatro, o far vivere sullo schermo Ferdinando e Miranda i personaggi più giovani, freschi e solari de “La tempesta” di Shakespeare; al lettore contemporaneo talvolta possono sembrare “due fidanzati che cinguettano complimenti stucchevoli e si scambiano battute appesantite da una grottesca solennità” come scrive il giornalista americano Joel Beers, confessando in rete tutta la sua antipatia per l’insopportabile verbosità di Shakespeare e “tutte quelle battute meccanicamente salmodiate durante le recite scolastiche e fatalmente destinate a cadere sotto le forbici di un bravo sceneggiatore”. Non a caso in Prospero’s Book di Peter Greenaway, per citare una delle versioni più originali e interessanti del capolavoro shakespeariano, il dialogo tra la figlia del duca di Milano spodestato dal fratello e il figlio del re di Napoli, che si sono innamorati a prima vista e aspettano solo il permesso del padre di lei per convolare a nozze, è solo il pretesto per un raffinato esercizio di stile: due personaggi fiabeschi, che sembrano usciti dal mondo onirico di Lewis Carroll, si scambiano battute forbite e giuramenti di amore eterno muovendosi con grazia dentro una fuga prospettica di archi neogotici, in un giardino posto fuori dal tempo e dallo spazio.
(Silvia Guidi – L’ Osservatore Romano – Pag. 5 – 19/01/2012)

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