Pillole, pastiglie, compresse, ovuli, pasticche, ostie sublinguali, gocce, iniezioni, supposte, cerotti…
Ma no. Perché stare a scervellarmi per dare una definizione spiritosa a questi pezzi? Cominciamo e basta.
Caro esordiente.
Anzi: caro anelante.
Ciao a te.
In questo primo articolo faccio alcune premesse indispensabili e ti do le istruzioni d’uso per il controcorso di scrittura creativa che avrai il piacere (a volte il raccapriccio) di leggere.
Anzitutto, ti confesso che sono stato un po’ in imbarazzo al momento di scegliere il modo in cui rivolgermi a te. Il corso è immaginato per aspiranti scrittori che non abbiano ancora pubblicato un libro, casomai giusto quelle quattro cosette in Internet che non contano un cazzo, anche se vanno benissimo per mettere “scrittore” come prima attività sul profilo di Facebook. Quindi sarebbe impreciso usare il termine “esordiente”, che fra l’altro ha stancato parecchio. Ti chiamerò anelante, participio sostantivato che elude gli equivoci pneumatici di “aspirante” e cerca di render conto, per quanto possibile, della passione che ti anima.
Secondo problema: usare maschile o femminile? Maschile e femminile, forse? Ripetere fino alla noia “caro e cara”? Accorciare in “caro/a” e condannarmi a riproporre questa frivola alternanza in tutte le parole che abbiano una desinenza? Ma dai! Userò le terminazioni del maschile, avvertendoti che devi considerarlo piuttosto un neutro, qualcosa che vale per femmine e maschi allo stesso modo. Quando ci saranno consigli diversi da dare alle anelanti e agli anelanti – e questo succederà, te lo dico fin d’ora – specificherò a chi li sto indirizzando. Detto questo, mi aspetto che questi articoli vengano letti anche da qualche esordiente, da un certo numero di autori già arrivati al secondo, quarto o decimo libro, da addetti ai lavori e perfino da semplici lettori. Capiterà, è inevitabile. Pace.
In terzo luogo, mio caro, voglio dirti nel modo più chiaro che io scriverò per te dando per scontato che tu sia ambizioso, impaziente e dotato di scarso talento per la narrativa. Ecco il tuo identikit ideale.
Tu vuoi diventare uno scrittore, perché non sei portato per altre attività ed è ormai troppo tardi per intraprendere la carriera di cantante o calciatore – e poi, diciamolo, eri una schiappa. Come tutti quelli che sono nella tua condizione, hai una fretta bestiale. Ti tediano, giustamente, i consigli di coloro che parlano di lentezza, gradualità, maturazione. Vadano affanculo, tanto più che di solito questi consigli sono ricalcati su chi li dà e sulle sue frustrazioni.
Vuoi che un poveraccio che ci ha messo tre o quattro anni a pubblicare il suo primo libro ti venga a dire che, in realtà, puoi arrivare all’obiettivo molto più velocemente? E te lo immagini uno che per tutta la sua vita non ha mai venduto più qualche migliaio di copie, uno di quelli che quando entrano in libreria si guardano intorno circospetti e vanno subito a cercarsi fra gli scaffali, con la quasi certezza di non trovarsi, e intanto sbirciano il commesso divisi fra la vergogna di essere riconosciuti in queste penose ispezioni e la vergogna ben più grande di NON essere riconosciuti affatto… dicevo, te lo immagini uno così avere le palle di ammettere che, se a lui è andata male, a un altro più sveglio può andare più che bene? Che si può arrivare a guadagnarsi la patente di scrittore in quattro e quattr’otto, e guardarli tutti dall’alto al basso, questi falliti? E tutto ciò, nota bene, avendo per la narrativa meno talento di un muflone?
E’ per questo che i pezzi che leggerai hanno come titolo complessivo “controcorso di scrittura creativa”: perché ti darò ottimi consigli per quello che molti definirebbero un pessimo fine. Ti insegnerò a infinocchiare colleghi, critici e lettori, a scrivere da schifo e avere molto più successo di tanti babbei che cercheranno di ostacolarti vaneggiando di cose come arte, letteratura, urgenza della storia, qualità della scrittura e fregnacce consimili. Tu volerai ben alto sopra le teste di questi animali da cortile, ti librerai come un’aquila e li cospargerai di guano e dati di vendita.
Certo, so che questi interventi potranno venire letti anche in un altro modo. Ci saranno, non posso nascondermelo, anelanti con la vocazione dello scrittore presunto VERO, ossia del letterato sfigato, dell’autore squisito ma di nicchia, che potranno ricavare dalle mie parole considerazioni utili per i loro balordi obiettivi artistici ed esistenziali. Tutto sommato, anche un cretino capirebbe che basterà leggere al contrario i miei consigli per ottenere un contro-controcorso di scrittura. A quel punto i due “contro” si elidono a vicenda e rimane il corso. E’ una cosa triste, ma alla quale non vedo rimedio. Me ne faccio una ragione.
Bene, dalla prossima volta prometto di essere meno prolisso e più pragmatico. Cominceremo con una serie di prescrizioni fondamentali sulla tua identità di scrittore, su come pensare e agire da scrittore prima ancora di aver scritto una riga. Forse la cosa ti sorprenderà, ma l’atto dello scrivere arriva dopo una serie di scelte strategiche imprescindibili, che sono molto più importanti della scrittura stessa e che in ogni caso l’accompagnano sempre.
Sarà tutto più facile di quanto pensi, vedrai.
Con questa promessa, ti saluto.