«Il 13.12.1981, giorno in cui il generale Jaruzelski proclamò la legge marziale, Janina Turek a pranzo mangiò un’omelette veloce e fette biscottate». La realtà quotidiana, autentica, è fatta di piccole, grandi epifanie come questa e Mariusz Szczygiel le racconta con maestria. Niente retorica, pura essenza, come nel caso di Janina, una casalinga di Cracovia che dal 1943 al 2000 annota ogni dettaglio della sua esistenza su 748 quadernetti, all’insaputa dei familiari. Quarantasei anni, polacco, dopo il successo del primo libro (Gottland) in cui ha ricostruito un’antistoria del comunismo dell’ex Cecoslovacchia, Szczygiel è stato paragonato a Kapuściński e Terzani. Rispetto ai maestri del giornalismo narrativo, in Reality dimostra in più un’attenzione unica per certi dettagli che trasformano vicende minori in simboli universali. Come quella di Teresa ed Henryka, che si scambiano lettere per cinquantadue anni pur vivendo a pochi isolati di distanza, «perché un conto è quel che viene detto a voce e ben altro quel che viene scritto». O quella di ventuno donne i cui nomi compaiono su un elenco smarrito in un bar: Szczygiel si mette alla loro ricerca come un detective della memoria, svelando pezzi sorprendenti di umanità.