“L’uomo ha bisogno del cane” di Regīna Ezera (FinisTerrae, 2022 pp.133 € 14.00), a cura di Margherita Carbonaro, è un libro denso di grazia, scritto con preziosa delicatezza e singolare poesia. Regīna Ezera descrive, nella trasparenza sensibile della discrezione umana, una storia evocativa e originale, immersa nella magnetica e raffinata autenticità della letteratura baltica, circonda nella spontanea e naturale dedizione dei legami affettivi l’appartenenza di un tempo interiore. L’ambientazione del racconto snoda il suo itinerario lungo un’alba gelida d’inverno, al mercato di Riga, in Lettonia, dove un vecchio vuole vendere quattro cuccioli di cane. Il luogo e il pretesto narrativo diventano spunto di testimonianza di un’umanità che identifica la sfumatura della solitudine con la gradazione della transitorietà individuale e l’espressione di una sincera quotidianità, rivelatrice di un insegnamento universale. La trama prende la sua ispirata spinta iniziale dalla vendita dei cuccioli di cane e delinea i suadenti racconti dei protagonisti, acquirenti dei cuccioli, avvolti nella lusinga di una situazione sospesa, in bilico tra l’incantesimo inaspettato delle occasioni e l’inclinazione magica e romantica della vita, nella purezza di ogni dettaglio, indicativo della prudente riservatezza del carattere stilistico e nella minuziosa compiutezza degli uomini e delle loro emozioni.
Il profondo strumento narrativo è l’inquadratura esistenziale di sapienti e malinconiche vicende che congiungono il comportamento umano con il destino degli animali, disvelano la struggente e silenziosa presenza del dolore, intrecciano il presentimento profetico delle attese e attraversano la direzione confidenziale dei desideri. Regīna Ezera dipinge un ritratto corale, carico di simboli interpretativi, da luce alla forza seduttiva delle parole, consegnate nella rispettosa psicologia dell’anima, sotto la lente premurosa delle immagini che tratteggiano finemente il confine della compassione e l’intenzione della guarigione. Immerge nella luce flebile dei luoghi, nella coscienza della mancanza, le qualità introspettive dei personaggi, in comunione con una corrispondenza dello spirito, sottolinea l’espressione dell’inquietudine e del tormento, accentua la saggia necessità di amplificare il respiro della pace e della serenità, oltrepassa la complessità del riflesso dell’inadeguatezza e dell’isolamento, raccoglie le conseguenze della nostalgia verso tutto ciò che si è perduto, ricopre la superficie dell’assenza con l’estensione del calore di un cane. “L’uomo ha bisogno del cane” offre al lettore il confronto indelebile con una solidarietà semplice e diretta, una condivisione di benevolenza che si misura fraternamente con gli affanni dello sconforto, governa l’influsso irrequieto del tempo, segue l’esultanza delle illusioni, ritrae l’accenno relazionale nella perfetta comprensione del beneficio carezzevole verso gli animali. Arricchisce il gentile richiamo delle descrizioni, la parabola meditativa dei paesaggi come la naturale risonanza degli stati d’animo. Regīna Ezera libera l’entusiasmo incondizionato, nella consolazione di un omaggio alla generosità vitale del cane, schietto alleato della fedeltà, nella dichiarazione all’inizio del libro: “Nessun altro animale al mondo è degno più del cane di ricevere l’attenzione esclusiva, l’amicizia e l’amore dell’uomo. Il cane è addirittura una parte dell’essere umano…” (Alfred Brehm)
Rita Bompadre