Il Caravaggio scomparso. Intrigo a Busto Arsizio, di Riccardo Ferrazzi, (Golem Edizioni 2021, pag. 176, € 13,90) è un piccolo capolavoro che entra immediatamente in contatto con il lettore.
Esprime con pungente ironia l’integrazione e la metamorfosi dei valori e dei principi di un siciliano in una cittadina lombarda: “ormai aveva capito che a Busto Arsizio l’uomo d’onore è colui che paga le cambiali prima che vadano in protesto”.
E ancora:
“Dev’essere colpa (o merito) dell’aria, quest’aria nebbiosa e pesante dell’Alto Milanese, che incombe sul cranio di tutti noi figli di Eva e ci costringe a tenere gli occhi bassi. Anche chi ha memoria di cieli azzurri e siepi di ficodindia quando timbra il cartellino da queste parti diventa un nibelungo”.
I personaggi del romanzo sono sfuggenti e la voce narrante, il giornalista Piero Colombo, riesce a fatica a rincorrere tutti. Ma è allo stesso tempo uno dei personaggi più luminosi e divertenti dai tempi di Marcovaldo.
È una commedia di intrighi e suspense, assolutamente non scontata e proviene da una penna empatica che denota cultura ed esperienza di vita. Lo stile è estremamente scorrevole e sa cogliere e mantiene l’attenzione del lettore.
Anche se lì è ambientato il romanzo non è un libro su Busto Arsizio.
Attraverso il personaggio principale l’autore Riccardo Ferrazzi offre una descrizione critica della società italiana e dei suoi difetti.
Con ironia racconta l’uomo di oggi con tutte le sue difficoltà e i suoi problemi.
Nonostante una vita complicata il protagonista non rinuncia alle scelte giuste e difficili e in ultima istanza ci restituisce l’immagine dell’uomo per bene dei giorni nostri che, in fin dei conti, è una cosa bella che fa sempre più fatica a stare al mondo.