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Ricerca di storia locale a cavallo tra Svizzera e Italia.

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Si è svolta ieri sera a Bellinzona la cerimonia di consegna del XIV Premio Mi gros Ticino per ricerche di storia locale e regionale della Svizzera italiana. Tra gli oltre trenta lavori pervenuti, tutti di notevole qualità, la giuria, presieduta da Giuseppe Chiesi, ha deciso di assegnare il riconoscimento (del valore di 15.000 franchi) a Martin Kuder per la ricerca dal titolo Commercio, emigrazione, finanza e trasporti: i rapporti economici tra Italia e Svizzera dal 1945 al 1970 . Come capita dal 1997, i giurati hanno inoltre assegnato una particolare menzione (del valore di 3.000 franchi) alla storica dell’arte Stefania Bianchi per l’opera I cantieri dei Cantoni tra la valle e il mare: le relazioni e le vicissitu dini di una famiglia della Svizzera italiana in Liguria (XVI-XVIII) .
Nelle due opere premiate si considerano, da prospettive e in epoche diverse, aspetti salienti dei rapporti tra il Ticino e l’Italia, tema che ieri sera è stato al centro della conferenza del console ge­nerale di Svizzera a Milano, Massimo Baggi, che ha fatto seguito alla premiazione. Martin Kuder analizza infatti le relazioni economiche tra i due paesi nel periodo tra il 1945 e gli anni Settanta, ca ratterizzato da una straordinaria crescita, mettendo a fuoco in particolare quei fenomeni che hanno segnato l’econo mia del nostro cantone, come lo sviluppo del traffico lungo l’arteria del Gottardo, il contrabbando, la nascita della piazza finanziaria luganese o un progetto di raffineria che avrebbe dovuto far capo a Stabio. Nella sua ricerca, con la quale ha conseguito il dottorato all’Università di Lucerna, Stefania Bianchi, ieri assente, si è licenziata in lettere con indirizzo storico presso l’Università di Pavia, è responsabile dell’archivio della città di Mendrisio, docente al Liceo di Mendri sio e ricercatrice associata presso il La boratorio di Storia delle Alpi dell’USI. Nel suo lavoro mette in luce l’importanza dell’attività artistica della famiglia Cantoni, sia in patria che nel Genovese, evidenziandone l’impatto economico dalla metà del Cinquecento all’inizio dell’Ottocento.
(Corriere del Ticino – Pag. 29 – 17/1/2012)

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